La settimana del petrolio comincia all’insegna del ribasso. I dati macro che sono giunti dalla Cina hanno infatti riacceso i timori sullo stato di salute dell’economia globale, spingendo al ribasso il prezzo del barile.
Cosa accade al prezzo del barile
La causa del calo del prezzo del barile è Pechino. La crescita della produzione industriale nel principale importatore di petrolio cinese ha mancato le aspettative, aggravando le preoccupazioni per ulteriori blocchi Covid nelle grandi città e problemi immobiliari.
L’economia cinese è rallentata inaspettatamente a luglio, mentre la produzione delle raffinerie è scesa a 12,53 milioni di barili al giorno, il livello più basso dal marzo 2020, secondo i dati del governo.
La debolezza dei dati cinesi ha così riacceso le preoccupazioni sulla tenuta della domanda di petrolio da parte del più grande importatore di greggio del mondo.
Scenario incerto
Dal lato della domanda però le aspettative sono contrastanti. Secondo l’EIA le previsioni vanno aggiornate al rialzo, a causa in gran parte del passaggio dal gas al petrolio per la produzione di energia. Il cartello dei produttori, l’OPEC, prevede una domanda inferiore e per questo ha approcciato in modo cauto negli aumenti dell’offerta.
Nel frattempo il principale esportatore mondiale, Saudi Aramco, ha detto di essere pronto ad aumentare la produzione fino alla sua capacità massima di 12 milioni di barili al giorno (bpd) se il governo saudita lo richiederà.
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L’andamento del prezzo
Il prezzo del barile di petrolio torna così a scendere, dopo il rimbalzo di oltre il 3% avvenuto la scorsa settimana, dopo che un componente danneggiato dell’oleodotto ha interrotto la produzione di diverse piattaforme offshore del Golfo del Messico e dopo che gli investitori hanno ridimensionato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.
Oggi il prezzo del barile Brent passa di mano a 97 dollari circa, con possibile formazione di lap gap up down, mentre il WTI viene scambiato a 91 dollari circa