Nessuna sorpresa in arrivo dalla Cina, dove la Banca Popolare Cinese ha lasciato invariati i principali tassi di interesse, dopo il taglio a sorpresa operato a luglio.
La decisione della Cina sui tassi di interesse
L'istituto centrale ha deciso di lasciare il prime rate sui prestiti a un anno al 3,35% (usato come riferimento per la maggior parte dei prestiti alle imprese e alle famiglie), mentre il prime rate sui prestiti a cinque anni è stato confermato al 3,85% (viene usato come benchmark per i mutui). Entrambi i tassi di interesse erano stati già ridotti di 10 punti base a luglio (prima sforbiciata in un anno), e rimangono ai minimi storici.
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La priorità è la crescita economica
Per la PBOC lo scenario è cambiato negli ultimi mesi, dal momento che i rischi per la crescita sono diventati più urgenti della lotta all'inflazione. A luglio la crescita dei prezzi è aumentata leggermente, ma altri dati macro hanno confermato una persistente debolezza economica nel paese (ad esempio, la produzione industriale ha deluso le previsioni).
Finora la banca centrale cinese ha sempre mantenuto una politica accomodante per favorire la ripresa economica.
La decisione della People Bank of China segue le dichiarazioni rilasciate di recente dal governatore Pan Gongsheng, che ha sottolineato la volontà di evitare qualsiasi misura “drastica” per l'economia. Il governatore ha aggiunto che la PBOC studierà nuove misure per favorire l'economia.
La reazione del mercato
Dopo il meeting della PBOC, lo yuan cinese non si è mosso granché rispetto al dollaro. Il cambio USDCNY è risalito a circa 7,14 (dati Quotex Italia) e sembra essersi stabilizzato dopo i forti guadagni di inizio agosto. Quello slancio ha permesso al cambio USDCNY di tagliare al ribasso la media mobile di lungo periodo (Ema200).
Intanto sul fronte azionario l'indice composito di Shanghai è sceso dello 0,93% chiudendo a 2.867, mentre la componente di Shenzhen è scesa dell'1,24% a 8.253, invertendo i guadagni della sessione precedente.
Il mercato auspica che vengano prese misure di allentamento della politica monetaria, in modo da rilanciare la crescita della seconda economia mondiale.