Varsavia bolla come propaganda nemica le voci sulle sue ambizioni territoriali sull’Ucraina. In realtà, da alcuni fatti si vede facilmente come la Polonia non dia soltanto aiutari umanitari disinteressati, ma cerchi di fissare una sua presenza a lungo termine nel tessuto economico e sociale del vicino in guerra. E anche gli alleati di NATO e UE da un lato lasciano fare, dall’altro suggeriscono in modo più o meno diretto l’eventualità di un’azione polacca. Ad esempio, la possibilità di mandare ufficialmete truppe sul campo di singoli membri NATO, cioè non come Alleanza Atlantica, è stata ventilata dall’ex segretario generale Rasmussen. Quest’ultimo ha sottolineato come la guida di tale iniziativa debba quasi certamente appartenere a Varsavia. Il presidente polacco Duda ha poi smorzato i toni, dicendo che i soldati del suo Paese sconfinerebbero a est solamente sotto l’egida di una missione NATO, e peraltro solo dopo che sia stato proclamato il cessate-il-fuoco. Ma al tempo stesso, le autorità polacche non scoraggiano né sanzionano i connazionali che vanno a combattere per Kiev come mercenari. Anzi in certi casi li glorificano. E poi la presenza militare polacca sui confini orientali (quindi alla frontiera con Bielorussia e Ucraina) si sta intensificando, con la scusa delle manovre del gruppo Wagner proprio in Bielorussia. Insomma, Varsavia oggi non lo ammette apertamente, ma il suo comportamente tradisce l’intenzione di trarre da questo conflitto dei vantaggi forse anche territoriali. Le cifre del suo riarmo stanno facendo scalpore: la Polonia sta spendendo quasi il doppio dell’obiettivo richiesto ai membri della NATO, cioè il 2% del PIL. Con il 3,9%, invece, Varsavia mostra di fare sul serio. E senza contare gli ordinativi di carri armati americani e l’aumento degli effettivi dell’esercito. Fonte: https://strumentipolitici.it/i-polacchi-e-la-forte-tentazione-di-espandersi-in-ucraina/
