Dal 2008 la legge italiana prevede che determinate categorie di lavoratori si sottopongano periodicamente ai test antidroga.
I test antidroga per la medicina del lavoro sono esami che vengono effettuati dal medico del lavoro su incarico del datore di lavoro che servono per valutare la presenza nelle urine, nella saliva, nel sangue o nei capelli del lavoratore di sostanze psicotrope e allucinogene.
L’assunzione di tali sostanze, incidendo sulle capacità percettive, fisiche e psichiche del soggetto, può essere causa di incidenti gravi o mortali che potrebbero coinvolgere non solo il lavoratore stesso, ma anche terzi.
Cosa succede se si risulta positivi al test antidroga? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Cosa succede in caso di positività al test antidroga
Per prima cosa, precisiamo che il test antidroga per i lavoratori appartenenti a determinate categorie è obbligatorio. Questo significa che non è possibile sottrarsi alla richiesta e, in casi di rifiuto, si rischiano l’arresto per 15 giorni, una multa da 309 euro e, in casi estremi, persino il licenziamento.
Ma cosa avviene se, in seguito all’esame, venisse rilevata la positività a una delle sostanze vietate?
Innanzitutto il medico del lavoro, rilevata la positività, ne informa il lavoratore, inviandolo al Ser.T. Qui il lavoratore verrà sottoposto a ulteriori accertamenti per capire se soffre di una dipendenza da sostanze stupefacenti o se il suo è un uso sporadico. Finalità del servizio è quello di inserire il soggetto in un percorso di recupero che lo aiuti a superare la dipendenza.
Certificata la positività, il lavoratore dovrà essere sospeso dalle mansioni ad alto rischio e, se ritenuto opportuno, potrà svolgere, per lo stesso datore di lavoro, un’attività non pericolosa.
Nei 6 mesi successivi, dovrà essere sottoposto a dei controlli a sorpresa da parte del medico del lavoro; nel caso in cui venisse trovato sempre negativo al test, potrà essere reintegrato nel lavoro precedente.
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