Una nota ong internazionale che si occupa di diritti umani ha presentato in questi giorni un rapporto dal quale, stando sempre a questa ong, il Regno del Marocco avrebbe utilizzato un programma particolare , per poter accedere ai telefoni di alcuni giornalisti. Il tutto condito con la scusa del tracciamento richiesto in funzione preventiva e volontaria per contrastare il Covid 19. Difronte a simili accuse, che dipingono il Regno come uno ” Stato di polizia” le autorità marocchine hanno risposto in modo fermo e deciso che le accuse mosse siano provate. Se non fosse per l’ argomento forse ci sarebbe più da ridere che da prendere sul serio simili accuse. Cerchiamo di allargare il ragionamento. Non è la prima volta che il Marocco viene dipinto come uno “stato di polizia” e che le riforme rispettose della tradizione di Sua Maestà Mohammed VI siano considerate di ” facciata” . Peccato che chi fa simili accuse poi non porti mai uno straccio di prova che possano essere discusse. Anzi, se proprio vogliamo vedere è stata Sua Maestà Mohammed VI nei primi anni di regno ad istituire una commissione storico giuridica dedicata a fare luce sui così detti “anni di piombo ” del Marocco. Commissione che ha lavorato sui documenti, sulle testimonianze e riuscendo a stabilire verità e giustizia. Riconoscendo, le colpe dello Stato e risarcendo le vittime. Ora quale stato di polizia farebbe tutto questo? Questa commissione di riconciliazione nazionale voluta da Sua Maestà, non è stata solo un atto simbolico ma la volontà di chiudere con il passato e fare luce su alcune ombre. Questa commissione è anche servita per capire che il Marocco non usa violenza con i propri compatrioti. Altra domanda : è uno stato di polizia la Nazione che richiama nella propria costituzione la convenzione dei diritti dell’uomo? E definibile stato di polizia la nazione che durante la pandemia recente ha visto le forze dell’ordine collaborare con i cittadini? Ovviamente la risposta è negativa a tutte le domande. Il problema più serio è che il modello Marocco da fastidio a molti e tutto è utile per attaccare il Marocco e alle volte il dinamismo panafricano e di amicizia araba di Sua Maestà. Il problema vero è che molto spesso noi europei o occidentali misuriamo una nazione , un popolo, una cultura con il nostro metro di giudizio. Questo oltre ad essere presuntuoso è anche errato ( lo è anche quando lo applichiamo alle relazioni interpersonali). Bisogna capire le dinamiche ,la storia di quel popolo per capirne le scelte , occorre svuotarsi della propria cultura e ragionare come gli occhi di un marocchino ad esempio o di un arabo .Allora scopriremmo che tutte le accuse di limitazione alle libertà fondamentali che vengono portate al Marocco rispondono alla falsità e magari volgeremo la nostra attenzione a situazioni ben più serie . Del resto , ritornando al motivo di questo scritto che serve a cercare un po di verità nel rapporto pubblicato da questa organizzazione non governativa e il Marocco , le stesse autorità del Regno sono rimaste sbalordite dalle asserzioni contenute nello stesso sottolineando che magari prima di essere diffuse e veicolate attraverso la stampa estera potevano essere discusse con le autorità stesse in un rapporto di leale collaborazione che non deve essere influenzato da fattori esterne di qualsivoglia natura. La difesa dei diritti dell’uomo è cara al Marocco , e in particolare a Sua Maestà, e ed un valore che non risponde a nessuna logica se non il bene comune che rappresenta un bene non negoziabile e ne quantomeno essere uno strumento di pressione o interesse politico. Non deve essere un modo per accusare una Nazione , un popolo . Il Servire al di sopra di ogni interesse particolare rappresenta l’ideale di ogni associazione a difesa dei diritti umani ma allo stesso tempo anche riconoscere l’impegno che Sua Maestà ha assunto fin dall’inizio del Suo Regno. Per questo non si può accettare che spesso il Marocco venga considerato uno “stato di polizia” : Essa è una Nazione nelle quali le libertà fondamentali dello stato di diritto sono rispettate . Spiace constare che spesso certe persone, anche all’interno del Regno si prestino a mettere in cattiva luce la loro Patria, senza accorgersi che sovente, anche se mossi da buone intenzioni e lodevoli ideali ,con il loro comportamento nuociamo al proprio paese, alla propria Patria . Una Patria che è modello di libertà anche per le Nazioni vicine. L’inno del Marocco si conclude con tre parole , l’invocazione all’Onnipotente, alla Patria a Re. Queste tre parole sono un impegno per tutti i cittadini del Marocco a servire in una ottica di leale collaborazione con le leggine autorità nazionali
Marco Baratto
incontri Culturali Franco Italiani