Nel 2020 un referendum popolare aveva sancito l’approvazione al piano del governo svizzero di acquistare una flotta di caccia americani. Si è trattata però di una vittoria letteralmente di misura: appena il 50,1% a favore. Così, tre forze politiche contrarie al progetto di riarmo hanno letto la volontà di quel 49,9%, la più larga minoranza possibile, e hanno lanciato l’iniziativa “Stop F-35”, che ha avuto un grande successo. I Verdi, il Partito Socialista svizzero e il Gruppo per una Svizzera senza Esercito infatti sono riusciti a raccogliere 120mila firme in un tempo rapidissimo e a presentarle alla Cancelleria Federale per ripetere il referendum, ora che si avvicina la data di scadenza del pre-accordo della Svizzera con il produttore americano Lockheed Martin. Per motivi burocratici, bollati come pretesti politici dai contrari agli F-35, Berna ha rigettato questa possibilità e si appresta a dar seguito al progetto di acquisto dei velivoli militari. Il comitato “Stop F-35” fa notare i pericoli insiti in questo progetto, anzitutto il totale controllo che i servizi americani avrebbero sulla stessa cabina di pilotaggio dei caccia. E i costi, che non sono elevati oggi, ma che con la manutenzione e gli aggiornamenti diventeranno pesantissimi. E poi trentasei caccia sono troppi le vere esigenze di difesa aerea della Svizzera, e sono aerei di carattere aggressivo che vanno ben oltre i compiti di polizia aerea che sarebbero loro assegnati. Per altro, almeno ventiquattro velivoli sarebbero costruiti nell’impianto della Leonardo S.p.A. a Cameri in provincia di Novara. Otto F-35 sarebbero fabbricati totalmente negli Stati Uniti e verrebbero usati per l’addestramento dei piloti elvetici. Fonte: https://strumentipolitici.it/f-35-americani-alla-svizzera-la-protesta-non-si-ferma/