Sul suo sito “El tábano economista”, giornalista argentino Alejandro Marcó del Pont mostra il meccanismo con cui l’Ucraina viene spogliata dei suoi beni primarie da parte dei colossi finanziari occidentali, in maniera legale, graduale e col consenso delle istituzioni internazionali. Tutto infatti parte dai prestiti elargiti da FMI, Banca Mondiale, BERS etc. Maggiore è l’indebitamento ucraino, più forte sarà la pressione altre istituzioni degli organismi finanziari internazionali affinché il governo di Kiev vari le riforme volte alla privatizzazione e all’apertuera dei suoi mercati. In questo modo, la strada per le grandi società di investimenti come BlackRock e Vanguard è spalancata. L’ultimo ostacolo era rappresentato dalla moratoria sulla vendita dei terreni, che resisteva da decenni. Grazie a tale divieto, la fertile terra ucraina restava ufficialmente in mano, almeno per gran parte, allo Stato o alle piccole e medie aziende agricole. La parte di prioprietà delle grosse società agrialimentari ucraine, che costituisono quasi un monopolio sullo sfruttamento del suolo nazionale, era invece già infiltrata dai pescecani finanziari occidentali, che hanno piazzato i loro uomini nei consigli di amministrazione e hanno rivelato quote significative delle aziende. Oggi possono invece acquistare direttamente e apertamente la terra, senza limiti legali. E in un momento storico come questo, in cui l’economia ucraina è in ginocchio, Goldman Sachs e compagnia fa affari meravigliosi. La svendita del “granaio d’Europa” procede a pieno ritmo. E a dirlo non è solo un giornalista indipendente, ma l’Oakland Institute nella sua relazione dal titolo “Guerra e ruberie: la presa del controllo dei terreni agricoli ucraini”, nella quale illustra i pesanti interessi che hanno mosso i fili della riforma agraria del 2021. Fonte: https://strumentipolitici.it/le-mani-delle-multinazionali-finanziarie-sulle-terre-agricole-dellucraina/