Costruire un rifugio con un degno deposito ricco di scorte alimentari, per emergenza e per crisi globali, rappresenta una delle basi dei corsi di sopravvivenza dettata dalla necessità di disporre di una serie di strumenti basilare da cui ripartire – senza soffrire troppo l’impatto del nuovo status del mondo esterno – riuscendo ad adeguarsi man mano alle novità. Ciononostante, pur disponendo di ampie scorte di alimenti da sopravvivenza, in molti sottovalutano la conoscenza delle metodiche per poter conservare tali cibi il più a lungo possibile incrementandone la resa oltre quelli che sono i termini di conservazione normalmente definiti dai processi di lavorazione.
A prescindere che si tratti di semplice cibo liofilizzato, conserve speciali di verdure e/o carni oppure lavorazioni dei grani (come tale è il pane in scatola), gli alimenti da sopravvivenza vantano delle proprie metodiche di collocazione ben definite dalla FEMA, ovvero la Federal Emergency Management Agency, relativamente la conservazione con un sistema di pianificazione che dovrebbe tenere conto dei seguenti criteri per esser certi di poter sfruttare tutto il vostro cibo per lunghe durate:
Il Primo aspetto da considerare riguarda il luogo di stoccaggio, necessariamente al fresco, asciutto ed al buio – non totale ma comunque con infiltrazioni luminose ridotte per ampiezza ed intensità di calore – ottenendo così una condizione temperata stabile. Il secondo dettaglio, relativamente le componenti liquide degli alimenti da sopravvivenza, è relativo il layout di spazio dei depositi da visionare per poter stipare tutto secondo una specifica organizzazione a partire dai cibi con scadenza più ravvicinate finendo poi man mano verso quelli di maggior durata.
Il terzo aspetto, importantissimo, riguarda la collocazione dell’acqua in zone di facile accesso poiché elemento essenziale per potersi garantire la vita dovendo comunque acquisire un minimo di liquidi ogni giorno per non morire disidratati (diversamente dal cibo che può esser assunto anche dopo settimane attingendo alle riserve adipose del nostro corpo). Ciononostante, in caso di crisi caloriche dettate o meno anche da patologie metaboliche, è il caso di collocare i cibi contenenti carboidrati – come cereali, pasta e/o riso – in un’area di facile accesso, come l’acqua, ed in quantitativi pari a non meno del 50% di tutte le nostre scorte di emergenza.
Nonostante gli alimenti da sopravvivenza siano essenziali per poter resistere a qualsiasi condizione, la propria natura non gli consente di esser assunti così come pronti in scatola bensì solo dopo una preparazione – anche veloce – con acqua e fornelli, dettaglio che rende la presenza di un mini piano di cottura anche rudimentale una chiave di volta importantissima e da non sottovalutare, con una collocazione chiaramente non troppo ravvicinate alle scorte per evitare il contatto calorifero. A tal proposito un buon consiglio è quello di disporre, di fianco tale area, un mini deposito con i cibi sfusi come fagioli e pasta potendo così giostrare facilmente gli alimenti rimasti senza dover smuovere continuamente il grosso delle scorte e poter sfruttare alimenti man mano pronti ad esser assunti in modo rapido e veloce.
I suggerimenti forniti, con l’approvazione FEMA, rappresentano piccole dritte fondamentali per trarre il massimo vantaggio dagli alimenti da sopravvivenza in qualsiasi condizione critica.