Fino al 2 aprile e forse anche dopo Sofia non invierà materiale bellico a Kiev. Il motivo è dato dalle elezioni politiche previste per quella data, che hanno suggerito al presidente Rumen Radev di rimandare al prossimo governo la decisione sul supporto bellico a Zelensky. O meglio, come spiega il capo di Stato bulgaro, i partiti in gara dovranno informare i cittadini sul loro orientamento rispetto alla questione, in modo che gli elettori potranno scegliere quale corso imporre alla politica di Sofia rispetto al conflitto ucraino. La scelta, secondo Radev, è continuare a mandare armi e dunque prolungare il conflitto oppure chiedere di battere ancora e ancora la strada della diplomazia per trovare un compromesso e infine la pace. La Bulgaria, per ragioni storiche e contingenti, preferisce certamente la pace con la Russia, ma è dovuto rimanere nell’abbraccio dei guerrafondai di Washington e Bruxelles, essendo membro di UE e NATO. Sofia cerca comunque di evitare l’invio dei suoi caccia di concezione sovietica, quei MiG-29 che Zelensky vorrebbe perché i piloti ucraini li conoscono e potrebbero impiegarli subito in combattimento, a differenza dei jet di standard NATO che richiedono addestramento e manutenzione da parte occidentale. La Bulgaria preferirebbe non darli, non usendo quindi alla Polonia e alla Slovacchia che hanno iniziato a fornirli al regime di Kiev. Radev ha dichiarato che fornire aiuto militare all’Ucraina è come “cercare di spegnere il fuoco con la benzina” e sa benissimo che la larga parte della popolazione bulgara non sarebbe mai disposta a scendere in guerra contro i suoi “fratelli” russi. Su questa disgraziata eventualità ha messo in guardia recentemente la ex ministra dell’Economia e vicepremier Kornelia Ninova, oggi a capo del leader del Partito Socialista (BSP). Fonte: https://strumentipolitici.it/bulgaria-il-presidente-ferma-la-fornitura-di-armamenti-allucraina/