Il periodo estivo delle vacanze non ha regalato sorprese ai mercati riguardo alle mosse della Banca Centrale Europea. L’appuntamento con l’istituto di Francoforte è previsto nuovamente in calendario per l’11 settembre, quando il consiglio direttivo si riunirà nuovamente dopo la pausa estiva.
Le aspettative circa la banca centrale europea
L’appuntamento con la nuova riunione della Banca Centrale Europea è già segnata col bollino rosso sul calendario economico degli investitori. Si spera che dalla prossima riunione possano giungere segnali più chiari riguardo al percorso di politica monetaria della Eurotower, che ha tenuto fermo dalla riunione di luglio il costo del denaro.
Secondo alcuni aspetti questo orientamento potrebbe rimanere immutato fino alla fine del 2025, anche se i membri del board di politica monetaria hanno sempre sottolineato un approccio data driven.
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Tassi fermi a lungo?
Dopo la riunione di politica monetaria di luglio, al termine della quale la Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi invariati, gli investitori hanno raffreddato le scommesse su un taglio a settembre. Questa ipotesi è considerata sostanzialmente al 50%. Ciò ha provocato anche una frenata dell’Euro sul fronte valutario. Il cambio EURUSD si infatti fermato al di sotto della soglia di 1,18, come si può vedere sui Consob broker autorizzati.
Dicembre mese del taglio
Ad ogni modo, molti esperti ritengono che Francoforte potrebbe chiudere definitivamente il ciclo di allentamento monetario a dicembre, ponendo così fine ad un capitolo cominciato verso la metà del 2024. Ciò significa che il tasso di interesse dovrebbe rimanere a 1,75% ancora per diversi mesi.
Questo lasso di tempo darebbe modo al Comitato della Banca Centrale Europea di valutare tutte le conseguenze legate alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e magari anche valutare novità che arrivano dal fronte della guerra in Ucraina. Inoltre nel mese di dicembre la Banca Centrale Europea avrà in mano il bilancio del terzo trimestre, che non avrà più quelle distorsioni legate alla corsa per anticipare le tariffe americane. Senza considerare poi anche le nuove proiezioni su crescita e inflazione, che arriveranno a coprire fino al 2028.

