Settembre 16, 2024

Yuri Salvatore, dalla musica ad un film per il web:”vi racconto la mia Rinascita”

tutti lo conosciamo perchè ci ha regalato momenti musicali memorabili sui social, tutti lo conosciamo perchè figlio di uno dei maggiori esponenti e difensori di Napoli e della cultura napoletana, il cantautore partenopeo Federico Salvatore. tutti lo conosciamo, per la sua voglia di mettersi in gioco sempre, se pur dal punto di vista contemporaneo e con i mezzi che puntano a chi sceglie l’artista, senza imporlo al pubblico. è Yuri Salvatore, giovanissimo napoletano, amico dello spazio di “Cose del web”dedicato in particolare ad artisti del mondo social.

classe 1992, con 4 album momentaneamente all’attivo da indipendente. l’esordio nel panorama musicale giovaniele risale ufficialmente nel 2016, con la pubblicazione di “Musicista di quartiere”, il suo primo album ufficiale negli store digitali. nonostante oggi sia un pò più maturo, Yuri Salvatore, come afferma nella nostra intervista, “musicista di quartiere”lo è sempre. infatti, con le compagnie giuste ed i mezzi che permettono di amplificare tutto ciò che è arte, Yuri si racconta in ogni faccia. lo fa con la sua musica, e tra poco, lo farà anche in una sorta di “film-radiodramma”dove esordirà come attore indipendente, senza tralasciare il suo ruolo “base”che, ovviamente resta la cosa essenziale. di seguito, vi riportiamo l’intervista fatta all’artista napoletano, dove ci parla del suo percorso, e ci anticipa alcuni dettagli sul primo lavoro ufficiale in qualità di attore.

 

Cantautore, musicista, attore. se dovessi scegliere, come sentirti o definirti, cosa preferiresti?

-Mi sento prima di tutto napoletano. il napoletano, a detta di molti, ha una marcia in più, perchè in partenza lascia lavorare il dono della simpatia spontanea. il napoletano, quello per bene, è “carnale”come diciamo noi. carnale sta per:colui che ti da tutto se stesso, che manifestà bontà d’animo, generosità e passione. per cui io mi sento uno che sia nella musica, che nel mio passatempo di attore, ci mette ugualmente passione. per citare uno dei lavori che mi hanno permesso di esordire proprio come voce recitante, queste sono Passioni senza fine.

Sei partito dalla radio, per la grande popolarità sul web, subito dopo è arrivato il primo album, poi altri 3. parliamo dell’ultimo pubblicato, “Tra sogni e realtà”. ci sono canzoni dove prevale più la fantasia, come “Sentirsi in famiglia” o “Serie tv”in cui elogi il mondo delle fiction. le serie televisive, quanto influiscono sui giovani secondo te?

-tantissimo. io sono un malato di fiction, e non ho nessuna intenzione di guarire. da lì prendo spunto per molte delle mie canzoni. credo che ci sia differenza tra il vedere, e il guardare una serie, immergersi in ogni storia, fermarsi a capirne i personaggi, i punti e i contorni. con le fiction, soprattutto i gialli contemporanei, ho imparato ad intuire, allenando la mente. personalmente preferisco più che si dia importanza e valore alle serie tv che ai reality che fanno ascolti con la maleducazione e l’arroganza, per cui spero che i ragazzi della mia generazione possano concentrarsi più su quello, ma anche i più grandi.

Rimanendo all’album Tra sogni e realtà:all’interno, la canzone “Nenè-c’era una volta Vigata”dedicata ad un maestro della letteratura del 900, Andrea Camilleri.

-Si, era doveroso. Andrea tutt’oggi continua ad insegnarmi tanto. avevo già simpaticamente omaggiato uno dei suoi personaggi a me eternamente cari, Montalbano, con un brano in cui in un periodo della mia vita immaginavo di essere come lui, visti i tanti casi risolti sul web. il brano era “Come Montalbano”e piacque moltissimo anche a qualche fan della serie. “Nenè”è una mia risposta a tutto ciò che Andrea mi ha insegnato, perchè come tutti i più grandi, vive nella sua arte.

Nell’album non mancano anche dediche più private, da “L’amico geniale”dedicata a Marco Novelli, tuo collaboratore ed amico. cos’è che ti lega alla sua figura?

-Praticamente noi siamo, per citare una fiction di successo, “Lila e Lenù”al maschile, ma nell’epoca di oggi. infatti il titolo del brano che gli ho dedicato viene proprio dalla serie “L’amica geniale”che, per quanto drammatica e cruda, apprezzo molto. con Marco ci siamo conosciuti durante il mio periodo su Radio Dj Fiamma Luce, io facevo il conduttore opinionista insieme alla mia collega, che mi mise in contatto con lui. da lì, siamo diventati come il cappuccino:non si sapeva chi era il latte e chi il caffè. se c’è una cosa, che dovevo fare, oltre che dirgli grazie per ogni momento in cui mi  supporta, e diciamolo anche, mi sopporta perchè ho un carattere difficile, è dedicarlgi un brano, spontaneamente. certo, come tutti i migliori amici e fratelli, non sempre possiamo concordare su scelte, idee e psneieri, e quindi ci sono delle volte in cui ce le diciamo di santa ragione. ma come dice lui e come direbbe lui “se volemo bene, e guai a chi ce tocca reciprocamente”.

e veniamo ora ad “Angelina mia”, forse quella che è piaciuta di più al pubblico viste le visualizzazioni in rete, insieme a “Per fiorire d’inverno”, dedicata a Nadia Toffa.

-Prima che me lo chiedete, lo dico anche in questa occasione. Angelina mia, esiste. è la mia musa. Angelina è arrivata nella mia vita, ed ha messo a posto delle carte, che da tempo erano scombinate. una di queste è il sorriso:con lei sto bene, e forse è stata la risposta a tutte le volte che mi son chiesto, se anche in Russia, c’è il sole. il brano è nato come tutte le mie canzoni, spontaneamente e dettato dal cuore.

Dalla musica, al tuo percorso di attore. la conoscenza con la giovane attrice e sceneggiatrice Eleonora Lentini, quanto è stata fondamentale?

-premetto che io ho studiato da bambino, con un audiobook di dizione e recitazione, gli esercizi base per l’attore emergente. Eleonora l’ho conosciuta nel 2016, in un gruppo dedicato alle fiction. lei postava le scene recitate, ed era così brava che pensavo si trattasse di una professionista. invece, quando mi disse che non aveva fatto nessuna fiction rai/mediaset, mi son reso conto che parlavo con una giovane emergente ma professionale. poi, abbiamo cominciato a collaborare insieme. nel 2018-inizio 2019 è nato il duo “Artisti Di cuore projet”dove postiamo scene scritte da noi. il nostro rapporto è di affetto fraterno, e proprio grazie a lei che son riuscito a scrivere la sceneggiatura de “La rinascita”, ispirata ad entrambi, da una storia vera dove sia io, che lei, avremmo voluto sconfiggere una realtà crudele. per cui è stata importante. prima di questa idea avevamo entrambi fatto “Passioni senza fine”grazie al nostro amico regista Giuseppe Cossentino. lì ho deciso di provarci io, “di persona personalmente”.

cosa puoi dirci su “La rinascita”, e cosa ci aspetta?

-Si tratta di un film-radiodramma. ho scelto la forma del radiodramma per dar valore a qualcosa che si faceva anche negli anni 60-70. le commedie di Eduardo, prima di sbocciare in tv, son state rappresentate per la radio. ma si sa, Eduardo ha sempre visto lontano. da lui come in molte cose, mi è venuta l’idea di farlo, oltre che per motivi di lavorazione. è una storia che vive tra il sogno e la realtà, senza confini. ho messo il mio modo di pensare anche su certe tematiche, c’è una bella amicizia con un ragazzo con cultura e religione diversa dalla nostra, ma da anche valore all’amicizia tra uomo e donna, in cui credo molto. mi aspetto reazioni sicuramente buone da parte dei miei sostenitori, ma in partenza mi rendo conto e sono preparato, ad alcune cose che faranno parlare. l’importante è questo, che se ne parli. il resto, lo vedrete poi in estate, quando uscirà il tutto.

Il tuo stile, nella recitazione di questo film, come sarà? hai avuto riferimenti particolari?

-Io interpreterò Bicio Mariano, un musicista anarchico, astuto, che invidio molto pur se è una creatura nata dalla penna mia e di Eleonora. per Bicio do la mia impronta, il mio modo di esprimermi. reciterò in napoletano, nella mia lingua in moltissimi punti e questo, mi inorgoglisce. non posso nascondere di essermi ispirato a mio padre, soprattutto per la parte in lingua, e a tutti i vari attori da cui ho imparato attraverso le fiction, i film, le commedie, con cui sto crescendo. ma quello che mi interessa è valorizzare ogni elemento. siamo 11 soldati, 11 guerrieri che si stanno impegnando per fare bene.

Il titolo di questo radiodramma, “La rinascita”, ce lo puoi spiegare?

“La rinascita” è la vita che riprende forma grazie ad una buona azione, è la vita che non è solo una parola. il titolo è stato concordato da me e da Eleonora proprio perchè siamo due wsognatori, che cercano di contrastare con questa rappresentazione, la tristezza, e le amarezze che ci riserva la realtà. è una sfida, come ho detto, tra realtà e sogno. chi vince, lo scopriremo solo, guardando e sentendo.

Com’è lavorare con un gruppo di amici ed attori emergenti?

-Lavoriamo comodamente. io sono uno che non sopporta, specialmente in un progetto creato dalla sua mente, le regole. seguo solo le mie, pur accettando i consigli. devo dire che i ragazzi sono attenti, oltre che bravi. per quanto riguarda la recitazione, sono esigente, ma ho conosciuto meglio anche degli amici, come Michela Barilli, che interpreta Nadia, che consiglio di tenere d’occhio. lei è un talento che potrebbe sbocciare mano mano, diventando sempre più brava. ma tutti, a loro modo, lo sono. lavorare ad un progetto come questo è faticoso, quanto figo.

Hai citato, ovviamente tuo papà, il grande Federico Salvatore. c’è speranza di vedervi insieme per un featuring?

-Cito Eduardo, “E chi lo può dire!”. tralasciando gli scherzi. bisogna sperare sempre, ma dobbiamo sentirci anche pronti. nel frattempo spero che ad uscire sia prima il suo nuovo album del mio film, è una scommessa fatta per gioco e spero di vincerla. su una nostracollaborazione, in cuor nostro lo vogliamo anche noi, oltre che i nostri fan, che ce la chiedono a gran voce da tempo. mai dire mai, e noi non lo diciamo. siamo troppo scaramantici, da portatori sani di napoletanità.

faresti/farai un talent, o parteciperesti ad un format televisivo come Sanremo?

-No. non mi sento adatto a questi contesti. è incredibile ma è così. come dicevo prima ho un carattere difficile. vorrei un contesto dove ti lasciano piena libertà. senza giurie che ti puntano gli artigli per distruggerti i sogni o il morale, senza imposizioni se non quella di essere se stessi fino alla fine. allora si. anche perchè, a giudicarci e sceglierci, deve essere il pubblico. perciò preferisco le vetrine libere come il web, o il teatro, che rappresentano coloro che vanno avanti perchè scelti, e non imposti.

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