Settembre 16, 2024

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Quando la sera mi trovo sul tratto di mare di “Torvaianica”, la mia attenzione viene catturata da un sibilo acuto, come fosse il richiamo di una sirena. Questo suono così pungente, mi trascina a forza nel passato, o meglio, in una vicenda alquanto insolita ed inquietante, in cui io, come una particella presente nell’atmosfera, assisto inerme alla scena. 

    Sul manto setoso di questo mare esteso, l’intensità raggiante di uno spiccio di luna, come fosse la luce tenue di un faro, illumina una sagoma, pressoché stabile, di una ragazza. Essa, stranamente, continua a resistere al flusso consueto delle correnti, che dirigono via lontano, verso il limite dell’orizzonte, verso il limite di una nuova dimensione temporale, verso il limite di un nuovo mondo.

Questa forma di onnipresenza rappresenta forse una supplica? Magari, chissà, per rivendicare una verità ingiustamente trafugata?  

Il contorno di questa sagoma è delineata con un segno indelebile, carico di dolore e rabbia. Essa rimane sempre lì, inerme più che mai, a rivendicare giustizia, se non altro, per pretendere un “mea culpa”, per reclamare una verità trafugata e ancora nascosta dopo tanti anni, nei confronti di quanti abusarono della sua vita, nei confronti di quanti si presero, con estrema sopraffazione, il privilegio di mettere fine alla sua prematura esistenza. 

Intanto, il sibilo affilato e trafiggente, continua invano ad urtare il cuore e la sensibilità altrui, nei confronti di chi ha il privilegio di avere le orecchie libere per sentire e la vista buona per vedere.

   Siamo nel 1953. Il contesto storico a cui mi riferisco è relativo a un particolare periodo esistenziale della vita di Wilma, una giovane donna sognatrice ed estroversa, affascinata dal mondo stellare del cinema, in cui, per malasorte, la sua esistenza è destinata a sfociare nella morte. O meglio, vittima di un crimine vergognosamente offuscato, per colpa di certe particolarità, che avrebbero rischiato di compromettere la rispettabilità di una classe dirigente politica, considerata impeccabile. Infatti, il caso è gestito come una partita di “tennis da tavolo”, nella quale, le due grosse fazioni politiche, PCI e DC, si rimpallano le responsabilità, nel bel mezzo di una campagna elettorale. 

La tragica vicenda rimane, per motivi elettorali incandescenti, sospesa nell’aria, prima di essere, impassibilmente, gettata nell’archivio dei casi insoluti, per così dire, nella spazzatura. 

Ora, davanti a questo scempio giornalistico mediatico, mi chiedo: una vita di una giovane donna, spudoratamente assassinata, vale meno di una campagna elettorale? 

Dopo che la fazione politica primaria raggiunge il suo scopo, alla tragica vicenda della giovane donna viene impressa subito un’etichetta o un timbro con su scritto “mistero”. Ovviamente è la soluzione più logica, visto che, passate le elezioni, i suddetti partiti raggiungono poi un compromesso mediatico, convergendo su un ideale comune che li scagioni da ogni responsabilità morale, rimpallandosi una sorta di ritornello rigenerante.

In fondo è la vita spezzata di una comune ragazza! No? Se fosse rimasta a casa sua a fare la calza, sarebbe ancora viva. No? A chi vuoi che gliene importi di una povera disgraziata, depravata e uccisa. 

Questo è ciò che certe persone note e politicamente autorevoli affermano!

Scusate, ma davanti a ciò rimango sconcertato! Non ho parole! Innanzitutto, vorrei, più che mai, puntualizzare il mio disappunto verso il cosiddetto termine “mistero”: il cosiddetto “mistero”, così tanto acclamato, è un termine a dir poco osceno, vale a dire, equivale, più che altro, a un infame alibi che adottano, come di consueto, i “mass-media”, dai giornali alla televisione, per coprire, per tutelare la rispettabilità e la purezza apparente di un “sistema”, o meglio di certe personalità autorevoli, se non di una classe dirigente cui sono devoti e obbligati.  

Credetemi! Come non esiste il crimine perfetto, così non esiste neppure il mistero! È un dato di fatto! Ripeto! Il mistero è solo un alibi mascherato da ipocrisia!

Adelio Vaquez

 

 

 

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