Marzo 13, 2025

Una patologia che conta circa 20.000 decessi l’anno “Cirrosi epatica: Aderenza alle terapie, prevenzione e presa in carico per migliorare qualità di vita del paziente e sostenibilità del SSN”

5 febbraio 2021 – Migliorare l’aderenza alla terapia, prevenire complicanze gravi come

encefalopatia epatica e ascite, potenziare l’assistenza domiciliare, formare il paziente e

il caregiver, rendere sostenibili le cure e aumentare la qualità e l’aspettativa di vita.

Questi gli argomenti discussi, con i principali interlocutori della Toscana, durante il Webinar:

Focus Toscana: La realtà italiana della cirrosi epatica in epoca pandemica tra terapie e

impatto socio economicoorganizzato da Motore Sanità grazie alla sponsorizzazione non

condizionante di Alfasigma S.p.A.

Particolare attenzione è stata data alla necessità di prevenire l’encefalopatia epatica dato

che è la più invalidante complicanza della cirrosi, causa di ripetuti ricoveri, di problemi

per tutto il contesto familiare del paziente e di un aggravio dei costi per il SSN.

 

“La cirrosi epatica rappresenta un’importante causa di morbilità e mortalità in Italia. Dati Istat del

2018 indicano che in Toscana per lo meno 1000 decessi sono attribuibili a malattie del fegato,

considerando cirrosi, epatiti virali e tumori primitivi del fegato. Queste patologie sono strettamente

associate alla cirrosi, che rappresenta un problema clinico spesso sottovalutato. Negli ultimi anni

si è inoltre verificata una modificazione nelle cause che conducono a cirrosi. La disponibilità di

farmaci efficaci per il trattamento dell’epatite B e C ha ridotto il numero di pazienti che sviluppano

cirrosi in relazione a queste cause. Sono altresì in netto aumento i casi di cirrosi associati alla

sindrome metabolica (obesità, dislipidemia, diabete, ipertensione). I disordini da uso di alcol

rimangono di grande importanza come cause isolate o, spesso, in associazione ad altre eziologie.

 Il percorso del paziente cirrotico è caratterizzato da una fase di scarsa evidenza clinica, con

paziente spesso asintomatico finché non sviluppa complicanze della malattia. La gestione della

cirrosi si identifica pertanto con la presa in carico delle complicanze. L’Organismo Toscano di

Governo Clinico ha recentemente approvato un protocollo di gestione della insufficienza epatica

acuta-su-cronica, per stabilire i livelli di competenza necessari per la gestione ospedaliera di

pazienti di gravità crescente. È necessario a questo punto focalizzarsi su altre complicanze della

cirrosi di grande rilevanza per il paziente, in particolare l’emorragia da ipertensione portale,

l’encefalopatia epatica e l’epatocarcinoma. Occorre infatti creare percorsi condivisi tra vari

specialisti, particolarmente per quanto riguarda l’ipertensione portale, per la quale è stato redatto

uno specifico PDTA per l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, e per l’epatocarcinoma, la

cui gestione collegiale avviene a livello dei gruppi oncologici multidisciplinari. Un’attenzione

particolare deve essere dedicata all’encefalopatia, per la quale gli episodi di peggioramento

comportano spesso presentazione al pronto soccorso. In questo caso occorre stabilire percorsi più

articolati che coinvolgano anche il medico di medicina generale, i caregiver ed il territorio”, ha

dichiarato Fabio Marra, Direttore Medicina Interna ed Epatologia Azienda Ospedaliero Universitaria

Careggi Firenze

 

“La cirrosi scompensata è una malattia complessa, multiorgano, che necessita di una presa in carico

globale. La prevalenza della cirrosi è dello 0,3%, con circa 200.000 casi in Italia e 10.000 decessi/anno,

in aumento le epatopatie da alcol e da dismetabolismo (NASH). Limitare l’ospedalizzazione rappresenta

la prima sfida clinica e diventa inderogabile ottimizzare i rapporti fra specialista e territorio. In questi anni

i Centri Alcologici rappresentano sempre più modelli ideali di gestione condivisa del paziente cirrotico e

della sua famiglia. Gli obiettivi e le finalità sono stati: l’ottimizzazione della rete intra ed extraospedaliera,

la centralità dello stile di vita (alcol, tabacco, alimentazione, sedentarietà), lo sviluppo di percorsi

personalizzati e dedicati con l’attivazione di interventi multiprofessionali e multidisciplinari. Oggi giorno

sempre più dobbiamo implementare un approccio di tipo ecologico sistemico, orientato alla persona, alla

famiglia e alla comunità. Un intervento che ha come finalità che il paziente e la sua famiglia diventino

elementi attivi: ”empowerment” della persona, della famiglia e della comunità, e protagonisti del

cambiamento e della scelta di stili di vita salutari e sostenibili”, ha spiegato Valentino Patussi, Centro

Alcologico Regionale della Toscana Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi Firenze

 

“Un recente studio (Mennini et al, 2018), basato su dati Real-world italiani ha calcolato i costi sostenuti

dal SSN per le ospedalizzazioni dovute a episodi di Encefalopatia Epatica conclamata (OHE). Lo studio

 riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di

quella riportata in letteratura: l’incidenza di nuovi ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di

altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al

32% (superiore rispetto studi osservazionali e RCT). Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per

tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo (anche qui più elevata rispetto

a studi osservazionali e RCT) generando un impatto economico per il SSN pari a € 13.000 per paziente.

Riportando il valore a livello Nazionale, si tratta di una spesa di € 200 milioni per la sola assistenza

ospedaliera. Nel 2020 è stata effettuata un’analisi aggiuntiva (Mennini et al, EEHTA CEIS, 2020) con

l’obiettivo di confrontare le Guide Lines sulla HE con i dati Real World dopo un primo ricovero per OHE.

L’analisi dell’aderenza alla terapia evidenzia due aspetti fondamentali: i pazienti dimessi dopo un episodio

di HE non assumono la terapia prescritta e solo i pazienti più gravi sembrerebbero essere più aderenti al

trattamento. Emerge in maniera decisa l’indicazione di utilizzare trattamenti più appropriati dopo il primo

ricovero per ridurre l’elevato rischio di ricadute e diminuire l’impatto dei costi”, ha affermato Francesco S.

MenniniProfessore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic Evaluation

and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma“Tor Vergata” –  Presidente SIHTA

 

Ivan Gardini, Presidente EpaC Onlus ha detto, considerato l’incremento attuale dei contagi del virus

SarsCov-2 siamo molto preoccupati per i pazienti con cirrosi epatica perché dovrebbero effettuare controlli

e procedure sanitarie a cadenza periodica e molto spesso questi esami si svolgono in ambito ospedaliero.

Sono oltre 100.000 i pazienti con cirrosi e malattia avanzata già curati dall’epatite C ma ancora a rischio di

sviluppare un tumore del fegato, inoltre, ci sono almeno altri 100.000 casi correlati ad altre patologie come

alcol, obesità, epatite B, ecc. La preoccupazione vale anche per anche per tutti i pazienti con malattia

avanzata che devono iniziare una qualunque terapia, ad esempio per l’eradicazione del virus dell’epatite C.

Un recente studio (Kondili LA, Marcellusi A, Ryder S, Craxì A. Will the COVID-19 pandemic affect HCV

disease burden? Digestive and Liver Disease, 2020 52(9). https://doi.org/10.1016/j.dld.2020.05.040)

ha stimato che ritardare l’inizio delle cure di 12 mesi, decuplica le complicanze e i decessi nei 5 anni

successivi. È quindi indispensabile indicare quali sono le prestazioni differibili da quelle indifferibili in questi

pazienti ad alto rischio di complicanze. Le cure e il monitoraggio dei malati cronici a rischio dovrebbero

continuare attraverso approcci innovativi come il telemonitoraggio e la telemedicina oppure decentralizzando

esami e prestazioni spostandoli dall’ospedale al territorio per evitare di esporre i pazienti fragili a rischi inutili.

Sarebbe anche di grande aiuto semplificare gli atti burocratici come rinnovare automaticamente i piani

terapeutici, consentire il ritiro dei farmaci ospedalieri presso la farmacia di fiducia o consegnarli direttamente

a casa, incrementare le confezioni erogabili e tutte le altre modifiche di natura amministrativa che possono

incidere positivamente sulla qualità di vita di pazienti cronici che devono restare sempre più protetti e

monitorati come raccomandato da tutti gli esperti”.

 

Alfasigma

Alfasigma, tra i principali player dell’industria farmaceutica italiana, è un’azienda focalizzata su specialità da prescrizione

medica, prodotti di automedicazione e prodotti nutraceutici. Nata nel 2015 dall’aggregazione dei gruppi Alfa Wassermann e

Sigma-Tau – due tra le storiche realtà farmaceutiche italiane – oggi è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel

mondo. L’azienda impiega oltre 3000 dipendenti, di cui più della metà in Italia suddivisi in 5 sedi: a Bologna il centro direzionale

e a Milano la sede della divisione internazionale, mentre a Pomezia (RM), Alanno (PE) e a Sermoneta (LT) sono localizzati i siti

produttivi. Bologna e Pomezia ospitano anche laboratori di Ricerca e Sviluppo. In Italia Alfasigma è leader nel mercato dei prodotti

da prescrizione dove è presente in molte aree terapeutiche primary care (cardio, orto-reuma, gastro, pneumo, vascolare, diabete)

oltre a commercializzare prodotti di automedicazione di grande notorietà, come Biochetasi, Neo-Borocillina, Dicloreum e Yovis.

Sito web www.alfasigma.it

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