Le conseguenze della pandemia sull’economia britannica si stanno manifestando in tutta la loro gravità. Il Paese si avvia infatti verso la recessione più pesante degli ultimi trent’anni.
I numeri che preannunciano la recessione
Non danno molte speranze i numeri resi noti dall’Ufficio nazionale di statistica. L’economia britannica ha subito un calo del Prodotto interno lordo del 5,8% nel solo mese di marzo, mentre la contrazione del primo trimestre del 2020 è del 2% (rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno). Anche se questo dato è migliore rispetto a quello registrato nella eurozona (-3,8%) comunque segna il calo peggiore dalla fine del 2008. Ovvero dall’ultima grande crisi finanziaria.
Crollo del PIL nel 2020
C’è da dire che questi numeri sono anche “migliorati” dal fatto che il lockdown in Gran Bretagna è cominciato soltanto a fine marzo. Saranno quindi i numeri di aprile a scontare l’effetto maggiore delle chiusure. Quello che preoccupa sono le prospettive. Non c’è dubbio che la recessione arriverà. L’appuntamento è solo rimandato. Secondo la Bank of England, il Paese si avvia verso la peggiore recessione da trent’anni. Nel corso dell’intero 2020 infatti, il calo atteso del PIL è stimato sul 14%.
Intervengono Governo e BoE
Per far fronte alla dura sfida che attende il Paese, sono stati prolungati fino alla fine di ottobre i sussidi all’occupazione. Lo stato garantirà fino all’80% degli stipendi di 7,5 milioni di lavoratori che altrimenti sarebbero stati licenziati. Gli analisti stimano che costerà miliardi al Governo, e che probabilmente porterà a maggiori debiti e tasse. Inoltre la Bank of England potrebbe intervenire sulla politica monetaria, con una manovra accomodante per er supportare l’economia (l’ha lasciato intendere il vice governatore Ben Broadbent).
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Le conseguenze sul mercato valutario
Gli effetti già si stanno vedendo sulla sterlina britannica. Se prendiamo i dati dalla classifica siti trading e piattaforme, possiamo vedere che ha perso il 2,5% del suo valore rispetto al dollaro USA questo mese. E’ la più sottoperformante tra le principali valute. Tuttavia, almeno si è allontanata dai minimi di marzo, quando è scesa a 1,14, livello più basso da decenni.