Lo sviluppatore immobiliare Evergrande è tornato alla quotazione in Borsa a Hong Kong, dopo 17 mesi di sospensione a causa dei suoi altissimi debiti. Ma l’esito è stato disastroso, visto che ha perso l’87% e adesso le sue azioni valgono solo 0,2 HK dollars.
Il colosso che poggiava sui debiti
Il numero due del settore immobiliare cinese vive una crisi profonda dalla fine del 2021, quando non fu in grado di ripagare l’enorme mole di debiti che aveva accumulato, oltre 300 miliardi di dollari. Si stimava all’epoca che il reale rapporto debito/capitale di Evergrande fosse del 177%, rispetto al 100% riportato in bilancio. Per questo la società era andata in default.
Chapter 15
A inizio agosto Evergrande ha invocato il capitolo 15 del codice fallimentare Usa, che protegge le società non statunitensi in fase di ristrutturazione dai creditori che sperano di farle causa o di bloccarle beni negli Stati Uniti. In particolare l’istanza è rivolta a proteggere strumenti per 31,7 miliardi di dollari, tra cui bond, garanzie collaterali e obblighi di riacquisto.
Perdite dimezzate ma non basta
Gli ultimi dati di bilancio della società cinese – comunicati domenica – raccontano che i ricavi nel primo semestre del 2023 sono aumentati del 44%, e che c’è stata una perdita netta di 33 miliardi di yuan (pari a circa 4,2 miliardi di euro) nel primo semestre. Lo scorso anno furono 66,4 miliardi di yuan, il doppio.
Anche se i debiti si sono dimezzati, non è bastato ad evitare un tracollo annunciato al ritorno in Borsa. Sul listino di Hong Kong la società ha segnato un crollo nelle prime battute dell’87,88%, scivolando a 0,20 dollari di Hk (non cercate di negoziarlo, non è incluso in nessuno degli opzioni binarie no Esma).
Il timore di contagio
Intanto i debiti di Evergrande sono scesi a 332 miliardi di dollari, rispetto ai 340 miliardi precedenti, ed a fine mese verrà votato il piano messo a punto a marzo per la ristrutturazione del debito.
La società cinese è il simbolo della grave crisi immobiliare nazionale che molti temono possa colpire l’economia nazionale. La price action dei titoli del settore è stata deprimente negli ultimi mesi. Il settore, che in passato generava circa un terzo del Pil del Paese, ha visto una serie di default del debito.