C’è chi cerca la vita nell’universo …e chi perde la vita per vedere relitti di morte
Siamo soli nell’universo? Una della domande più ricorrenti che attanaglia la mente umana, alimenta la curiosità, la ricerca e il desiderio di astronomi e scienziati, pronti a volare nello spazio inesplorato dell’Universo alla ricerca di vita e di pianeti abitabili.
Margherita Hack non aveva dubbi nel dire che “nella nostra galassia ci sono quattrocento miliardi di stelle, e nell’universo ci sono più di cento miliardi di galassie. Pensare di essere unici è molto improbabile. E’ così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste”.
Chiedersi se c’è la vita in altri pianeti, significa cercare se in altri pianeti ci sono le condizioni necessarie che rendono possibile l’esistenza di forme viventi in altre parti dell’universo. Ma in questo caso, consideriamo come metro di misura il nostro pianeta, mentre, in linea di principio, ci potrebbero essere forme di vita diverse dalle nostre. Fintanto che prevalse la teoria aristotelico-tolemaica di un universo finito, con al centro la terra immobile e gli altri pianeti che giravano attorno ad essa, il problema della vita altrove non si poneva nei termini odierni. Nei tempi moderni, il filosofo Nicola Cusano, con un discorso puramente teologico, partendo dall’infinita di Dio, ne deduceva l’infinita del mondo, in quanto manifestazione di Dio. Giordano Bruno, partendo dallo stesso concetto di Dio, parlava dell’esistenza di infinità di mondi. Queste che erano solo intuizioni, trovarono una conferma scientifica, soprattutto attraverso la teoria della relatività di Einstein. Le ricerche scientifiche fino ai nostri giorni, hanno portato ad una nuova visione del mondo che sbalordisce di giorno in giorno. Si parla di quattrocento miliardi di stelle nella nostra galassia e più di cento miliardi di galassie nell’universo che, secondo gli scienziati è in continua espansione. Pensate, guardando il cielo d’estate, a Pascal: ” il silenzio eterno degli spazi infiniti mi sgomenta”. In questa nuova visione dell’universo, è inevitabile la domanda se siamo soli o in altri pianeti esistono non solo altre forme di vita, ma anche altri esseri dotati di intelligenza come gli umani. Non avendo, per il momento, nessuna certezza scientifica, si possono fare solo calcoli di probabilità. È stato il nostro Enrico Fermi ad affermare che, data l’immensità dell’universo e miliardi di altri pianeti, con molta probabilità, ci dovrebbero essere, in qualche altro pianeta, le forme di vita che si trovano sulla terra. Ma le probabilità non ci danno la certezza. Il punto di partenza del metodo scientifico è l’esperienza sensibile. Possiamo affermare che esistono, in qualche parte dell’universo, altri esseri viventi, solo quando li avremo incontrati. E chi sa se igli uomini che si combattono sempre tra di loro, un giorno dovranno combattere con gli extraterrestri. O con la speranza che, a differenza degli umani, animali feroci che si divertono ad autodistruggersi, siano più intelligenti e più buoni di noi.
Attualmente siamo ancora nel campo delle ipotesi, delle probabilità, delle nostre speranze e dei nostri timori. In genere sono gli scrittori e poeti che,con i loro sogni e i loro romanzi, anticipano le scoperte scientifiche. Il romanzo “Dalla terra alla luna” di Jules Verne è una descrizione minuziosa che anticipa di un secolo l’atterraggio dell’uomo sulla luna avvenuto nel 1969.
George Lucas, con il film “Guerre stellari”, descrive quella che potrebbe essere una guerra tra umani ed extraterrestri. Si deve saper attendere e continuare la ricerca spingendo la conoscenza verso orizzonti inesplorati alla ricerca della vita. Tutte le scoperte sono state il risultato di queste due componenti, ma questa sarebbe la più sensazionale della storia dell’uomo.
Buona domenica
Orlandino
L’uomo è imprigionato in una rete di sonno e di sogno che egli stesso ha intessuto. Quelli che vi sono impigliati passano nella vita come gregge avviato al macello, ottusi, indifferenti, e senza pensieri. Essere svegli è tutto! Sii sveglio, dunque, qualunque cosa tu faccia!. Non credere di essere, no, tu dormi e sogni. Raccogliti bene e costringiti un momento solo alla sensazione che ti attraversa con un brivido tutto il corpo: “Ora sono sveglio!”. Se ti riesce di sentire questo riconoscerai d’un tratto che lo stato in cui solo un istante prima ti trovavi non appare al confronto che stordimento e sonnolenza: è questo il primo passo esitante per un lungo, lungo migrare dalla servitù all’onnipotenza”. Gustav Meyi-iiik, fondatore nel 1891 della