Settembre 8, 2024

Massimo Malvestio, l’auspicio dell’avvocato ed editorialista: rilanciare la legge Madia

“Draghi dovrebbe cercare di rilanciare la legge Madia ma i partiti non glielo permetteranno”: la realtà delle municipalizzate nell’intervista a Massimo Malvestio, avvocato ed editorialista.

Massimo Malvestio

Massimo Malvestio: gli interessi dei partiti nelle società a partecipazione pubblica

Di pochi giorni fa l’ennesima sentenza che condanna Asco Holding, la società “nei fatti governata dalla Lega”, a pagare circa 10 milioni di euro ai Comuni per aver attribuito un valore inferiore alle loro quote. Per la holding un’altra sconfitta. Per Plavisgas, il nucleo di azionisti privati di cui l’avvocato Massimo Malvestio è socio e ispiratore, invece un’ulteriore vittoria nella battaglia che porta avanti da anni per chiedere il pieno rispetto della legge Madia. “Una legge che gli enti pubblici e i partiti sembrano più impegnati ad aggirare che ad applicare” scrive “Venezie Post” che ha intervistato in merito l’avvocato trevigiano, oggi a Malta dove guida in qualità di Presidente Praude Asset Management Ltd. Secondo Massimo Malvestio la vicenda Asco Holding dimostra come i partiti non siano intenzionati a mollare la presa sulle municipalizzate: “Le società a partecipazione pubblica piacciono a tutti. Piacciono ai partiti, a tutti i partiti. Appena un partito arriva in giunta, comincia a mostrare un apprezzamento del tutto nuovo per le partecipate dell’ente. Mano a mano poi che familiarizzano con la gestione, l’attaccamento diventa morboso. Anche i giudici, compresi quelli contabili, hanno dato prova di essere spesso molto comprensivi verso queste strutture”. La legge Madia sulle società a controllo pubblico è stata approvata cinque anni fa ma, al di là di una “prima formale applicazione” che ha portato alla chiusura di alcune società “per lo più del tutto marginali”, la realtà non sembra essere cambiata.

Massimo Malvestio: la Madia, un’ottima legge e un’alternativa tra il controllo dei partiti e le privatizzazioni

Oggi la realtà non parla solamente di buone società mai vendute ma anche di una ripresa dell’espansione, come evidenzia l’avvocato Massimo Malvestio nell’intervista dello scorso 1° giugno: “Asco Holding sta comprando azioni Ascopiave. Lo stesso sta accadendo in Iren. Torino e Genova stanno comprando e pagano persino premi sul prezzo di mercato. È vero che Iren è quotata e quindi la partecipazione diretta è legittima, ma non mi pare proprio che la legge Madia legittimasse la ri-espansione. I Comuni piangono il morto dicendo che non hanno denari per l’ordinaria amministrazione, ma hanno denari per comprare azioni in borsa”. Questo dunque il quadro: i Comuni tornano ad acquistare quote di società pubbliche e raramente per gestirle bene. Perché se la natura delle società a controllo pubblico dovrebbe essere quella di garantire servizi o investimenti che i privati non trovano conveniente fare, ma che sono fondamentali per lo sviluppo di una comunità, oggi lo scopo sembra essere quello di distribuire dividendi ai Comuni e occupare posti nei CdA da parte delle seconde file dei partiti: “Di fatto è molto più facile alzare una tariffa che imporre un’imposta. I partiti hanno capito che con la gestione delle tariffe, e di un enorme patrimonio che già esiste, si possono ottenere grandi entrate per gli enti senza che nessuno protesti. Anzi: la narrazione è che gli utili sono l’effetto dell’opera di grandi manager”. Uomini spesso impreparati? Secondo Massimo Malvestio “vi sono società pubbliche dove i manager potrebbero essere stati scelti da qualsiasi privato. In altri casi invece il limite della decenza è superato di slancio”. Il problema non è “nel fatto che, in società pubbliche, i manager siano di fiducia delle forze politiche” ma che ci sono partecipate “dove il presidente ha come tratto saliente del curriculum l’avere fatto tanti anni l’autista al segretario del partito”. E anche in quest’ottica, come ribadisce l’avvocato nell’intervista ripresa anche da “Emilia Post”, la Madia si riconferma “un’ottima legge”: un’alternativa tra il controllo dei partiti e le privatizzazioni.

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