La festa del sacrificio, è una delle festività maggiori nella fede mussulmana. Cade è la festa celebrata ogni anno nel mese lunare di Dhū l Ḥijja, in cui ha luogo il pellegrinaggio canonico, detto ḥaj.
Quindi cade in un mese sacro .La sacralità del mese era accentuata dall’interdetto assoluto di condurre operazioni belliche. Il periodo di tregua seguente era assai proficuo per i commerci inter-arabi, spesso volutamente associati alle pratiche devozionali da compiere.
Più che “festa del sacrificio” preferisco il termine īd al-qurbān ( festa dell’offerta) . Effettivamente ricorda e celebra l’offerta che Abramo fece in sostituzione della richiesta dell’Onnipotente di sacrificare il proprio figlio.
La Genesi ci racconta l’episodio in questi termini :
“«Quindi Abramo stese la mano e prese il coltello per scannare al fine di uccidere suo figlio. Ma l’angelo di Dio lo chiamava dai cieli e diceva: “Abramo Abramo!” al che egli rispose “Eccomi”. E proseguì dicendo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli proprio nulla, poiché ora davvero so che temi Dio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me”. Allora Abramo alzò gli occhi e guardò, ed ecco, a poca distanza davanti a lui, c’era un montone impigliato per le corna in un cespuglio. Abramo dunque andò e prese il montone e lo offrì come olocausto in luogo di suo figlio […] E l’angelo di Dio chiamava dai cieli Abramo la seconda volta e diceva: “Veramente giuro per me stesso è l’espressione di Dio, ‘che siccome hai fatto questa cosa e non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, io di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra certamente si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce»
(Genesi 22:10–18)
Anche il Corano ricorda il fatto
«Gli demmo il lieto annunzio di un figlio magnanimo. Poi, quando questi raggiunse l’età per accompagnare [il padre suo], [Abramo] gli disse: «Oh figlio mio, mi sono visto in sogno in procinto di immolarti. Dimmi che cosa faremo.» Rispose: «Oh padre mio, fa quel che ti fu comandato. Se Iddio vuole, sottomesso sarò.»»
(Corano, 37:101–102)
Sarebbe un bell’auspicio che Cristiani e Mussulmani potessero condividere questa festa. Mi rivolgo da cristiano ai cristiani . Guardiamo quanto ci accumuna il significato di questo episodio . E , per spiegare il mio ragionamento parto proprio dall’ultimo frase del Corano “ Se Iddio vuole, sottomesso sarò.»
Il termine sottomissione nella visione cristiana potrebbe essere tradotta come devozione totale, affidamento , abbandono alla fiducia e alla benevolenza dell’Onnipotente . Pensiamo a quante volte nel secondo testamento abbiamo prova di questo affidamento totale, di questo abbandono alla volontà dell’Onniponte .
Maria, davanti all’Angelo che le annunzia la nascita di Gesù, si abbandona alla volontà del Onnipotente :
“Sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”.
Oggi , nel mondo sempre meno contornato dal Sacro, dove il sacro, la religione vengono espulsi . Ritorniamo ad assaporare il concetto di “affidamento” di “abbandono” di “sottomissione “ alla volontà del Misericordioso. Non vuole dire che non dobbiamo occuparci delle cose “del mondo” ma capire che “viviamo nel mondo ma non siamo del mondo” . Affidandoci all’Onnipotente la nostra croce quotidiana diverrà meno dura e anche la vita di ogni giorno ci sarà meno pesante.
Per questo che oltre che augurare una buona festa del sacrificio alla numerosa comunità mussulmana in Italia, penso proprio che sia un momento di condivisione, di unione tra cristiani e musulmani per cercare di rendere la società ormai schiava del mondo , un posto dove i credenti possano portare il loro sale .
Marco Baratto