Dicembre 20, 2024

La chiesa di Sant’Eligio Maggiore è una delle architetture angioine più antiche della città di Napoli. La chiesa assieme al suo misterioso orologio è un vero e proprio gioiello nascosto, tra i vicoletti del Borgo Orefici. La chiesa dominava su Piazza Mercato, piazza soprannominata dai napoletani delle tre Effe, ossia Feste , Farina e Forca. La piazza infatti oltre ai momenti festivi e di allegria che scandivano la vita del popolo napoletano, fu anche palcoscenico di momenti dolorosi e cruenti. Qui in piazza si vide morire un giovane Corradino di Svevia, si vide la prigionia e poi la morte di Masaniello, e la morte di tanti altri giovani che venivano giustiziati senza pietà proprio qui in piazza Mercato.

Al tempo di Carlo I d’Angiò, gli orafi napoletani decisero di costruire le proprie botteghe nei pressi della chiesa dedicata a Sant’Eligio, il loro patrono. Edificata nel 1270, in un primo momento la chiesa venne dedicata ai santi francesi Eligio, Dionisio e Martino. La chiesa di Sant’Eligio sorse accanto un ospedale, e i due edifici godettero della protezione reale e di diversi privilegi. Con l’arrivo del vicerè spagnolo Don Pedro de Toledo, a metà del cinquecento fondò il “Conservatorio per le vergini”, un educandato femminile in cui le giovani donne venivano istruite al servizio infermieristico proprio presso il vicino ospedale.

L’arco di sant’Eligio, originario del XV secolo, mette in collegamento il campanile della chiesa con l’ospedale angioino. Sull’arco ci sono due orologi, che ancora oggi destano curiosità, fascino e mistero. Il primo orologio, che si trova sul primo piano dell’arco in stile gotico,  sotto la cornice si possono notare due sculture bianche, due testine, che raffigurano una giovane vassalla Irene Malarbi ed il duca Antonello Caracciolo, protagonisti di una leggenda dell’epoca cinquecentesca raccontata anche da Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane.

Si racconta che Antonello Caracciolo durante una battuta di caccia in Calabria, si innamoro di una vassalla Irene Malarbi. La ragazza non ricambiava per il duca nessun sentimento, ma Antonello pur di raggiungere i suoi scopi, imprigionò il padre di lei e come riscatto, pretese la soddisfazione del suo desiderio passionale. Per salvare il padre la fanciulla fu costretta a donargli la sua virtù . Una volta liberato il padre, la famiglia della ragazza cercò giustizia presso Isabella di Trastamara, figlia del re Ferdinando II d’Aragona. Isabella fece condannare Antonello a morte sul patibolo di Campo Moricino, e volle che la fanciulla, vestita di bianco, lo accompagnasse. Prima di morire il Caracciolo fu costretto a sposare Irene e a lasciarle tutti i suoi beni. Qualche giorno dopo isabella di Trasmara, volle che le teste dei due giovani fossero scolpite sull’arco accanto alla chiesa.

Ora è arrivato il momento di raccontare del secondo orologio con una sola lancetta. La sua spiegazione non ha radici in una leggenda, ma in un fatto recente. Il 28 marzo del 1943 la nave Caterina Costa esplose prima della partenza nel porto di Napoli. Fu una vera e propria tragedia, l’esplosione fece tremare tutta la città. La deflagrazione fu talmente violenta che i frammenti della nave caddero a chilometri di distanza. Una di queste schegge si andò a conficcare proprio nell’orologio di Sant’Eligio distruggendo una lancetta e fermandolo. Per 50 anni l’orologio di Sant’Eligio non venne riparato e continuò a segnare le ore 15:00 l’ora fatale come triste ricordo per tutti i napoletani. Solo nel 1993 si decise a farlo riparare, ma ancora oggi è rimasto con un’unica lancetta a segnare le ore.

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