Il pittore Daniel Mannini descrive l’importanza basilare della componente cromatica all’interno della sua poetica stilistica e definisce la peculiarità esclusiva e distintiva delle sue scelte cromatiche, assolutamente non casuali e non improvvisate, che delineano la compiutezza della sua visionarietà creativa e del suo articolato e sfaccettato palinsesto compositivo espressivo. Durante un’intervista condotta dalla dottoressa Elena Gollini dedicata a tale approfondimento tematico, Mannini ha così spiegato, rispondendo a tre domande mirate e concertate ad hoc.
D: Daniel, come commenti questa frase simbolica “Il colore è vibrazione dell’anima” e come la colleghi al tuo percorso di ricerca sperimentale?
R: Questa frase si integra completamente all’interno del mio percorso sperimentale, dove il fulcro della ricerca è l’espressione del colore che rappresenta un determinato istinto o sentimento all’interno del quadro, in quel preciso momento. Ogni colore ha una propria caratteristica e connotazione emotiva, e unirli all’interno di un determinato contesto creano una possibilità apertura di una nuova visione e di ricerca per poter assaporare la propria vibrazione dell’anima nel momento sia nella realizzazione che durante l’osservazione del dipinto stesso. Questa energia è una vera e propria compensazione dell’intelletto.
D: Quali sono i 3 colori di cui non potresti mai fare a meno come elementi chiave portanti della tua formula pittorica e perché?
R: Premetto che la scelta dei colori da usare per la realizzazione del dipinto non comincia da una base di colori preferenziali, anzi è anche interessante poter lavorare su colori che di norma non rientrano nella mia “tavolozza cromatica”. Detto ciò, la scelta ricade sicuramente sul rosso, colore preferito in assoluto per la sua bellezza di essere un colore caldo, forte ma anche sensibile. I successivi sono il blu, colore profondo di emozioni, che conduce in una diversa dimensione emotiva molto profonda e riflessiva, e il nero per la sua semplice purezza e unicità della pienezza cromatica. Un tipologia di colori che vorrei approfondire sono sicuramente i colori fluo, dove la loro appariscenza crea una elettricità nel dipinto che non ha eguali.
D: A tuo parere il concetto di astrazione pittorica è strettamente e fortemente congiunto all’universo cromatica e tonale e perché?
R: Per quanto mi riguarda, oltre all’universo cromatico, l’astrazione pittorica si congiunge anche con una ricerca della materia, che può essere integrata all’interno di un dipinto. Nella mia esperienza personale è molto importante il fatto che il dipinto assuma anche una sua corposità attraverso l’uso, oltre di più colore, anche di materiali come sale, caffè oppure gesso. Questo connubio di colore e materia porta ad avere una visione del dipinto in una prospettiva dove, oltre all’attenzione del dettaglio, si crea un contatto con la superficie, dove la materia stessa coglie l’attenzione dell’occhio. Queste forme e superfici diverse tra loro, utilizzando spatole o spugne, assumono un ruolo cruciale per quanto riguarda il modo di usare il colore, perché creano una maggior identità al pigmento stesso. La bellezza dell’astratto è che esso è libero da qualsiasi forma e l’uso di quello che puoi fare è infinito, però la vera importanza rimane quella di avere il rispetto per l’arte e non condizionarla in una commercializzazione plastica, senza nessuna sensazione da condividere.
Daniel Mannini è attivo e operativo attraverso il profilo Instagram @danielmanniniart e attraverso il sito web personale danielmanniniart.it.