Settembre 14, 2024

Covid e psicologo, due parole che dovrebbero far coppia molto più di quanto non facciano in realtà

L’emergenza covid è indubbiamente un’emergenza di tipo sanitario ed economico ma viene drammaticamente sottovalutata l’emergenza psicologica che ne deriva.

A seconda delle circostanze, ogni individuo si trova ad affrontare sfide diverse, ma nessuno è immune alla pressione psicologica, agli aspetti depressivi e deprimenti ed alla carenza di stimoli a cui si è sottoposti.

Vi sono indubbiamente situazioni più drammatiche di altre, basti pensare a chi si trova ad affrontare la perdita di un caro o la malattia stessa, o chi, invece, è il lavoro che ha perso. Ma è innegabile, come, anche chi non si trovi ad affrontare tali circostanze, sia comunque sottoposto ad una pressione psicologica costante.

È importante sottolineare questo aspetto, si è tutti leggittimati a soffrire, si è tutti leggittimati a provare fatica e apatia. Il fatto che ci siano situazione indubbiamente più drammatiche di altre nulla toglie al “diritto alla sofferenza” provata dal singolo individuo.

Apatia e alienazione sono due sentimenti provati di frequente, mentre rabbia e tristezza sono le emozioni vissute più spesso. Molti dialoghi iniziano con “Non ho più voglia di….”, “Potrei anche uscire ma….”, “Vorrei ma ho paura…”.

Si è tutti leggittimati a sentirsi sotto pressione e si è tutti leggittimati ad essere stanchi e “non vedere la fine”.

Quando finirà il coronavirus? Quando torneranno le nostre vite di prima? Quando torneremo a sentirci liberi e padroni delle nostre giornate e delle nostre scelte? Non avere risposte a queste domande attiva tutti i meccanismi legati processo della paura e alle conseguenti situazioni di stasi, apatia e depressione che ne derivano.

Cosa può fare il singolo individuo per contrastare tutto questo? Da un lato molto poco: ciò che sta accadendo a livello globale è decisamente al di fuori del potere di azione del singolo. Eppure, dall’altra parte, è altrettanto vero che si può fare molto. Si può lavorare sui margini, sulle sfumature, su quelle piccolezze quotidiane che poi tanto piccole non sono. Si può lavorare sulle briciole, quelle briciole che, però, una dopo l’altra diventano un’intera pagnotta. Ma cosa si intende per “briciole”? Quello che intendo dire è che tutto il questo momento mira alla stasi. Tutto è fermo. Tutto è vietato. Tutto è immobile. Ciò che è concesso, ciò che si può fare, sono briciole. Piccole briciole.

Ebbene, prendetevi tutte le briciole che potete: fate tutto quello che è possibile fare, fatelo “con la testa” e nel rispetto delle regole e delle normative, chiaramente, fatelo nel rispetto di voi stessi e degli altri, avendo cura di tutelare la salute di tutti, ma fatelo. Rimanete attivi, portatevi a casa ogni briciola possibile: passeggiate, fate giri in bicicletta, andatevi a prendere caffè da asporto, telefonate ad amici, videochiamate i parenti, fate il corso di spagnolo che rimandate da una vita, imparate l’uncinetto, iscrivetevi a un corso di zumba online, approfittatene per creare l’orto in terrazza…. Fate ciò che più vi piace e che più vi soddisfa. Ma fate, combattete, ogni giorno, con le piccole azioni quotidiane concesse, la stasi e l’apatia indotta da questo tremendo periodo storico. Nelle nostre mani, c’è sempre più potenziale di quanto immaginiamo!

 

Se desideri maggiori informazioni su come la psicologia può aiutare ai tempi del covid puoi visitare il sito della Dott.ssa Tania Braga: www.taniabraga.it

 

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