Un memoriale contemporaneo per riflettere sui mesi trascorsi a sopportare la solitudine e l’isolamento: Fondazione Nicola Trussardi, presieduta da Beatrice Trussardi, mette in scena la performance The Sky in a Room in San Carlo al Lazzaretto di Milano.
Beatrice Trussardi: The Sky in a Room, a Milano il progetto artistico della Fondazione
In un susseguirsi di musica e canto, The Sky in a Room è l’opera realizzata dall’islandese Ragnar Kjartansson, artista contemporaneo conosciuto nel panorama internazionale, portata a Milano dalla Fondazione Nicola Trussardi. Guidata dal 1999 dalla Presidente Beatrice Trussardi, la Fondazione sceglie per l’autunno 2020 un progetto in linea con anno sui generis, che, se da un lato ci ha colpiti con un’imprevista pandemia, dall’altro ci ha portati a riflettere su temi quali separazione, lontananza ed immaginazione. È questo il senso della performance proposta dal 22 settembre al 25 ottobre nella Chiesa di San Carlo al Lazzaretto: musicisti professionisti ogni giorno si sono alternano per suonare e cantare Il Cielo in una Stanza, la famosa canzone di Gino Paoli, in una sorta di meditazione collettiva sui momenti passati e futuri, ma anche "una celebrazione del potere dell’immaginazione, infiammata dall’amore, di trasformare il mondo attorno a noi", come ha raccontato Ragnar Kjartansson. Il progetto artistico nasce su iniziativa della Presidente Beatrice Trussardi e del Direttore Artistico Massimiliano Gioni.
Beatrice Trussardi: l’arte di Ragnar Kjartansson come strumento di riflessione
"Il Cielo in una Stanza", ha proseguito l’artista islandese, "è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio. In un certo senso, è un’opera concettuale". E non è un caso che Beatrice Trussardi e Massimiliano Gioni abbiano affidato proprio a Ragnar Kjartansson il compito di realizzare una performance così carica di emozioni e significati: le sue opere, ispirate alla tradizione teatrale e letteraria del Novecento scandinavo, sono infatti permeate da un profondo senso di malinconia e introspezione, perfette per entrare in connessione con la nostra storia lontana e recente. Con riferimenti riconducibili ai lavori di Tove Janson, Halldór Laxness, Edvard Munch e August Strindberg, l’artista che Beatrice Trussardi ha portato a Milano è capace di toccare le corde più profonde dell’animo, in un percorso di riflessione sui momenti più difficili del 2020 e, al tempo stesso, per guardare con fiducia al futuro.