Le politiche economiche di Donald Trump stanno scavando un solco profondo tra la Casa Bianca e la Federal Reserve. Il presidente americano vorrebbe indirizzare le mosse della banca centrale, che invece rivendica la propria autonomia di politica monetaria e va avanti per la propria strada. Tutto questo ha alimentato la tensione tra Donald Trump e Jerome Powell nelle ultime settimane.
L’attacco di Trump al capo della banca centrale
Il Presidente USA è andato all’attacco frontale del numero uno della Fed Powell, colpevole di non avere ancora abbassato i tassi di interesse. Ad alimentare il malumore di Trump è il fatto che appena pochi giorni fa la banca centrale europea ha invece deciso di effettuare il settimo taglio consecutivo al costo del denaro. Trump ha così attaccato Powell, accusandolo di essere “sempre troppo in ritardo” e di fare come al solito un “disastro“.
L’affondo più pesante però riguarda l’ipotesi di licenziamento di Powell che secondo l’inquilino della Casa Bianca “non arriverà mai abbastanza in fretta“.
Powell non se ne cura e va avanti
Il numero uno della Federal Reserve, nel corso del suo ultimo intervento a Chicago ha sottolineato che per famiglie e imprese il sentiment si è deteriorato, e ciò in larga parte è dovuto alle preoccupazioni relative alle politiche commerciali dell’amministrazione USA. Dopo aver sottolineato il peggioramento delle previsioni per l’intero 2025, Powell ha ancorato le future decisioni della Federal reserve ai dati macroeconomici che arriveranno di volta in volta. La Fed dunque andrà ancora avanti per la propria strada, ignorando le pressioni continue da parte di Trump, nella speranza di non vedere indicatori di inversione trend lungo la rotta dell’inflazione e della crescita.
Nonostante questo i mercati vedono ancora molto probabile un intervento multiplo da parte della banca centrale sui tassi di interesse. Probabilmente ce ne saranno tre entro la fine del 2025, con il primo che potrebbe avvenire già in occasione del meeting del mese prossimo.
Il dollaro continua ad essere un malato grave
Intanto sul mercato valutario, il dollaro statunitense continua a perdere quota. L’Index, che misura l’andamento del dollaro rispetto a un paniere definite principale, è scivolato sui minimi di 3 anni a causa delle forti preoccupazioni del mercato riguardo alla tenuta dell’economia a stelle e strisce. Inoltre i segnali forex in tempo reale continuano ad essere poco favorevoli al dollaro. Infatti gli investitori temono che gli Stati Uniti possono finire in recessione se non ci sarà una brusca marcia indietro sul fronte dei dazi da parte di Trump.