Una serie di fattori continua a sostenere le quotazioni dell'oro, che si sono avvicinate ai massimi di 2 mesi verso il livello di 1840 dollari l'oncia.
Il prezzo del metallo giallo conferma quindi il suo break rialzista, dopo una chiusura debole di venerdì scorso.
L'andamento delle quotazioni dell'oro
Le quotazioni dell'oro vengono spinte rialzo in primo luogo dalle preoccupazioni riguardo l'andamento dell'inflazione. Le pressioni persistenti sui prezzi alimentano le tensioni inflattive, e questo rappresenta un fattore fortemente rialzista per l'oro. Infatti il metallo prezioso è considerato una riserva di valore, di conseguenza un bene protettivo rispetto rincaro dei prezzi.
Questi ultimi sono con tutta evidenza in rally, come testimonia l'ultimo dato statunitense chi riporta il valore dell'inflazione sui massimi di circa 40 anni.
Annotazione: anche sulle quotazioni dell'oro si può fare copytrading trading, opinioni positive lo confermano.
Il ruolo dei Treasuries e delle tensioni geopolitiche
A spingere le quotazioni dell'oro e però anche il balzo del rendimento dei Treasury, perché i titoli del tesoro americano ha 10 anni sono scesi al di sotto del 1,8% allontanandosi così dal picco di 2 anni raggiunto settimana scorsa.
Inoltre un ulteriore elemento propulsivo delle quotazioni dell'oro sono le tensioni geopolitiche. Il clima tra la Russia e l'occidente si è fatto sempre più teso e questo spinge gli investitori a fare incetta di asset rifugio come appunto il lingotto.
La debolezza di mercati azionari – come può vedere chi utilizza App per giocare in borsa gratis – ha altresì supportato il mercato del metallo giallo.
L'oro resta tonico
Per questi motivi le proiezioni a breve periodo sulle quotazioni dell'oro rimangono ancora rialziste. Tuttavia il prezzo deve affrontare un forte ostacolo che si trova nell'area dei 1820 e 1830 dollari l'oncia, una soglia che già in passato ha frenato gli slanci rialzisti dell'oro.
Occhio però all'effetto che questa settimana potrebbe avere la riunione della Federal Reserve. Si prevede che la banca centrale inasprirà la politica monetaria a un ritmo molto più rapido di quanto si pensasse in precedenza, proprio per domare l'inflazione persistentemente elevata.