Marzo 13, 2025

Orlandino Greco. Ognuno di noi ha un angelo custode di nome “Arianna”.

In questa epoca storica dai colori grigi e malinconici dovuti ad una guerra immotivata, alla pandemia e ad una grave crisi economica, spesso mi ritrovo a discutere con i vecchi amici dei tempi che furono, delle conquiste sociali ed economiche passate e dell’assenza di prospettive, soprattutto qui a Sud, che vivono oggi la mia generazione e le generazioni più giovani. Ci son giorni nei quali è forte il sentimento di abbandono, una sensazione che fa perdere il filo conduttore del vissuto, del presente e del futuro di ciascuno di noi. 

A volte si ha l’impressione non soltanto di perdere il filo del tempo ma anche il filo dei nostri pensieri perché la mole di problemi sembra non avere una via d’uscita e ciò affievolisce la speranza in un domani migliore, quasi come se ci fossimo rassegnati ad uno stantio presente. Ecco, sono questi i momenti nei quali, trovando rifugio nei vecchi studi sulla mitologia greca, riesco a riaccendere la fiammella che restituisce forza e coraggio, attraverso profonde riflessioni sul senso della vita.

 

Il mito simbolico di Arianna e Teseo, in quest’ottica, è assai evocativo. Nel XX secolo a.C. la civiltà minoica era talmente potente che Atene doveva omaggiarla ogni anno con 14 giovani da sacrificare ad un Minotauro, richiuso in un labirinto. Questo mostro invincibile, metà uomo e metà toro, era figlio della regina Pasifae e di un toro divino mandato dal Dio Poseidone, al fine di sedurla. Teseo, figlio di Egeo, re di Atene, decise di accompagnare le giovani vittime predestinate per cercare di uccidere il Minotauro. Arianna, figlia del re di Creta, e quindi sorellastra del Minotauro, si innamorò a prima vista di Teseo, decidendo perciò di aiutarlo nell’impresa, donandogli una spada per uccidere il Minotauro ed il famoso gomitolo di filo per poter fuggire dal labirinto, un’opera ingegnata dall’architetto Dedalo, famoso anche per le ali di cera di Icaro, al fine di arginare la pericolosità del mostro in un recinto senza via d’uscita per chiunque vi fosse entrato. Ucciso il Minotauro, Teseo riuscì, grazie al filo del gomitolo di Arianna, ad uscire dal labirinto e a riprendere la rotta di Atene.

 

Quella di Teseo è la metafora dell’eroe che supera i suoi impulsi animaleschi, lotta e vince perché la sua audacia viene ripagata dall’amore di Arianna.

Arianna, invece, rappresenta la capacità di ricercare sempre una soluzione per superare le situazioni complicate e che a primo impatto sembrano impossibili.

Destini intrecciati e poi divisi ma che riportano alla mia mente l’importanza della riflessione e della comunanza di obiettivi tra le persone. Quando abbiamo la sensazione di perderci nei labirinti della nostra vita, possiamo richiamare in noi le forze dell’anima, quelle che ci ricordano da dove veniamo e di quali capacità disponiamo per metterle a disposizione della comunità. Sono, infatti, le nostre capacità e le nostre consapevolezze a sconfiggere le paure e le ansie legate ad un contesto oggettivamente difficile ma rispetto al quale possiamo uscirne seguendo il nostro “filo di Arianna”, quel filo dell’anima che ci riporta alla coscienza e quindi all’ispirazione del nostro talento. Un messaggio per le nuove generazioni affinché nuove primavere e nuovi orizzonti accompagnino il futuro di genitori e figli.

 

Buona domenica

Orlandino

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1 commento su “Orlandino Greco. Ognuno di noi ha un angelo custode di nome “Arianna”.”
  1. Condivido pienamente Caro Orlandino,
    che vede la forza, il dominio come unico sistema di riconoscimento e di relazione con il mondo femminile. Ma ogni uomo è XY, maschile quanto femminile: se lo riconosce cambia il suo destino, altrimenti si acceca e quando una donna lo abbandona, reagisce con la distruttività…..

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