la caverna: rappresenta il nostro mondo sensibile, quello dell’apparenza;
– la realtà esterna alla caverna: rappresenta invece l’Iperuranio, il mondo delle idee, mondo popolato da cose eterne ed immutabili;
– gli schiavi incatenati: siamo noi, gli esseri umani;
– le catene: le passioni, i vizi, le superficialità, l’ignoranza, ovvero tutto ciò che ci tiene legati a questo mondo, che non ci permette di elevarci;
– lo schiavo liberato: è il protagonista del mito e rappresenta il filosofo, perché il compito del filosofo è proprio questo, cioè spezzare le proprie catene (dell’ignoranza e del vizio) e camminare verso la luce della verità;
– le ombre che gli schiavi vedono proiettate: sono l’ombra delle cose, il grado più elementare (e superficiale, oltre che ingannevole) di conoscenza;
– le statue che proiettano quelle ombre: rappresentano le cose sensibili presenti nel nostro mondo, imitazioni di realtà più alte;
– il fuoco interno alla caverna: rappresenta l’archè, ovvero i primi tentativi compiuti dai filosofi di “rischiarare” il nostro mondo;
– l’uscita dalla caverna: il tentativo del filosofo di guardare oltre l’apparenza;
– gli occhi accecati dalla luce: il fatto che guardare alla vera realtà delle cose è difficile e doloroso, almeno all’inizio, e che le verità più profonde appaiono per un certo tempo come incomprensibili;
– la possibilità di vedere le cose riflesse nell’acqua: il fatto che prima di giungere a conoscere le idee si deve passare attraverso dei gradi intermedi di conoscenza, ad esempio attraverso la matematica;
– le cose che popolano il mondo esterno alla caverna: rappresentano le idee-valore;
– il sole: l’idea più elevata, quella di bene;
– il desiderio dello schiavo di ritornare alla caverna: la voglia dei filosofi di comunicare ciò che hanno scoperto anche agli altri uomini;
– il fatto di non vederci più, una volta rientrato: la difficoltà del filosofo a ritornare a dare importanza alle cose banali e quotidiane, ora che è abituato a ragionare sulla verità più profonda;
– gli schiavi che lo deridono perché non vede più nulla, mentre loro sono ancora bravi a vedere le ombre: i falsi maestri e in particolare i sofisti, bravi a capire le cose superficiali del mondo ma non a comprendere la verità;
– l’eventuale uccisione dello schiavo da parte dei suoi compagni: la morte di Socrate, condannato a morte dai suoi pari nonostante comunicasse ai cittadini di Atene la verità.