La diffidenza verso l’altrui pensiero e di ogni indulgenza verso i propri pregiudizi. Saggezza che nessuno può insegnare ma che ognuno può e deve apprendere da sè, per amore profondo della verità e col solo aiuto dell’esperienza personale e fraterna.
Trovo pericoloso e sconfortante che i “piccoli uomini” gli vengono dati “piccoli poteri” ad essere i più feroci ed insensibilinel nome della libertà di pensiero.“libero pensiero” come motore del progresso della ragione umana umana ora fatta serva da volgari pregiudizi, dalle prescrizioni di una stupida e corroborata da una lunga e inveterata abitudine che impedisce all’uomo di conoscere ciò ch’egli è. Da ciò l’esigenza di comprendere ed esaminare tutte le verità elaborate dal pensiero, ripensandole criticamente. Da ciò deriva ancora un’altra esigenza: quella della assoluta e illimitata libertà di esercizio del pensiero, svincolato dalla imposizione di dogmi e preconcetti propri o, peggio, altrui. Nessuno può quindi ritenersi depositario della “verità” nè potrà comunicarla ad altri con precetti o formule. La verità eterna, simboleggiata nel Tempio dal “Triangolo sacro” o “Delta”, si rivela all’uomo soltanto nell’intimo della sua coscienza come “Luce” del suo “libero pensiero” e costituirà guida nel cammino da percorrere nello spazio ideale delimitato dai tre vertici del triangolo che simboleggiano la Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità. “libero pensiero” . l’umano può essere definito “essere umano”. Altrimenti, rimane soltanto “umano”, ma nel senso stretto della natura, come specie tra i milioni di specie. Occorrerebbe, perciò, “demolire” le costruzioni mentali, abbattere i muri, i confini, per guardare il cielo sovrastante e l’universo intero. Anche quello che è dentro di sé, che ognuno può conoscere, solo se lo si voglia. L’unica guida, infatti, è la “Verità”, che è la sintesi della “verità e della menzogna”. Così come sosteneva Hegel, secondo il quale “La verità è l’intero” e “l’Assoluto è la risultante di tutte le mediazioni del reale nel divenire”. L’unica vera peculiarità dell’essere umano è perciò sempre e solo il “pensiero”. È soltanto quest’ultimo, infatti, che consente di “dialogare”, sia all’interno di se stessi, anche mediante la “critica” del proprio pensiero, sia verso l’esterno, quando si rivolga il “pensiero” all’Assoluto, al mondo esterno e all’ultraterreno. Il pensiero, però, capace di “dialogare”, nell’uno e nell’altro caso, dev’essere necessariamente libero da ogni e qualsiasi condizionamento.