Mauro Ticca , manager piemontese, esprime la convinzione che lo Smart Working non sia uno strumento utile solo per la riduzione dei costi: tra i vantaggi la possibilità di dare vita a un rapporto di fiducia ancora più forte tra datore di lavoro e dipendente.
Lavoro Agile, l’analisi di Mauro Ticca
Attraversato da una fase di profonda trasformazione, il mondo del lavoro è oggi al centro di un’evoluzione tecnologica e digitale destinata a lasciare il segno. Tema sul quale Mauro Ticca, manager originario di Torino attivo nel settore dei trasporti da oltre 30 anni, ha dedicato in più occasioni la propria riflessione, mettendo in relazione aspetti concreti, come Big Data e remotizzazioni cloud, con argomenti considerati al loro opposto: ambienti e momenti detossicanti e distacco dalla frenesia digitale. Alla ricerca di una sintesi tra due stili e mondi di pensiero in apparenza antitetici, il professionista piemontese è giunto a valutare lo Smart Working sotto un’angolazione originale, innanzitutto facendo maggiore chiarezza sul suo reale significato. Nel sentito comune il Lavoro Agile è spesso identificato nel telelavoro, ovvero la possibilità di lavorare da casa. In realtà – spiega Mauro Ticca – il funzionamento che sta alla base di tale strumento è differente, sia sotto un punto di vista normativo che di merito. Nel caso dello Smart Working, il manager chiarisce infatti che il lavoratore può fornire la propria prestazione da dovunque desideri, non necessariamente dal domicilio. Introdotto in altri Paesi europei grazie a una normativa all’avanguardia, in Italia la sua effettiva applicazione, sottolinea Mauro Ticca, deve ancora confrontarsi con la necessità di introdurre nella penisola una legislazione capace di impedire invasioni della privacy ed eventuali distorsioni negative.
Smart Working, Mauro Ticca: "Non è solo questione di risparmio"
Al fine di evitare che lo Smart Working finisca con il generare l’effetto opposto a quello voluto, Mauro Ticca esprime la convinzione che sia necessario considerarlo parte integrante di un anello a cui va aggiunta l’azienda, da identificare quest’ultima non nell’opposto del lavoratore, bensì in un "tassello complementare e completante". "Il manager – aggiunge – sbaglierebbe, tutto e sin dall’inizio, se vedesse in questo sistema solo un abbattimento di costi di struttura, una rimodulazione di spazi, organigrammi, costi fissi e variabili freddamente presi". Lo Smart Working secondo Mauro Ticca deve essere molto di più che una semplice ottimizzazione dei costi: va inteso, al contrario, come una conquista meritata e reversibile, accompagnata dalla rassicurazione che la sua concessione non rappresenti uno strumento di allontanamento del dipendente. Per far si che ciò avvenga, prosegue: "Deve poggiare salde fondamenta in fattori motivazionali, fiduciari, di delega a fronte di condivisione di intenti, di target, di feedback continui, di contenuti da evadere in tempi stabiliti e rispettati". A loro volta, tali elementi devono basarsi su fattori come la condivisione delle conoscenze e la trasparenza, così da generare un "appiattimento gerarchico" e "sistemi di controllo forti ma non più orario-centrici".