Oggi esistono delle persone che, tramite blog e social network, sono riuscite a conquistarsi un importante seguito di follower. Persone come noi, che, grazie ad uno spiccato interesse per un settore (fashion, cibo, viaggi, sport) e un innato talento per la comunicazione, orientano quotidianamente i comportamenti di acquisto di centinaia, migliaia e – in alcuni casi – milioni di persone.
Pensiamo alle influencer esperte di moda che pubblicano sui social outfit da urlo, agli amanti della tecnologia che condividono recensioni di software e device di ultima generazione, o alle mamme che giorno dopo giorno raccontano le loro “avventure” domestiche. Ciascuno di loro diventa punto di riferimento per altre persone che hanno gli stessi interessi, o che più semplicemente sono alla ricerca di risposte e soluzioni in uno specifico ambito, professionale e non.
Le mamme hanno il compito più difficile: coniugare una vita fatta di poche ore di sonno, stress costante e attenzione all’educazione dei piccoli con il lavoro e i social network. Molte di loro hanno un blog che, oltre a un momento di svago, sfogo e spensieratezza, può diventare anche una fonte di guadagno.
Come devono comunicare le mamme sui social?
Ad un recente convegno tenuto al Baby Palooza di New York alcune mamme blogger si sono confrontate con esperti di digital marketing su come debba comunicare in rete il genitore influencer.
L’abitudine di alcune mamme blogger di ostentare la casa, gli outfit, il lusso e gli arredi di design ha fatto discutere durante il convegno. Anche perché, come è stato osservato, molti di questi post sono quanto di più distante dalla realtà e dalla vita quotidiana di chi li pubblica. Pare che l’ostentazione sia poco efficace ai fini di marketing. Solo comunicando in modo autentico le mamme influencer possono creare empatia con gli altri genitori che stanno attraversando la stessa fase della vita.
Durante il meeting al Baby Palooza, la blogger Tiffany Ishiguro ha affermato: “Essere autentici è l’unica via che io conosca”. Tiffany è una mamma influencer, che racconta le difficoltà di una madre a tempo pieno. Lei è riuscita a circondarsi di un pubblico affezionato che ogni giorno commenta le sue foto e i suoi post, dando anche vita a stimolanti dibattiti.
Una delle maggiori esperte in comunicazione, Margaret Wheeler Johnson, già direttrice in BDG’s, ha aggiunto: “I genitori di oggi si mettono a nudo, le loro vulnerabilità sono centrali nella narrazione digital: una cosa bella che però richiede anche una buona dose di fegato”. Anche Lauren Wessler, direttrice newyorkese di Girls Leadership, ritiene che mostrarsi sul web per ciò che si è, cioè per genitori a volte in difficoltà, sia quanto di più sincero ed educativo al tempo stesso.
Negli ultimi tempi si sta diffondendo una via alternativa per diventare influencer. Stiamo parlando dell’ influencer marketing a misura di smart influencer. Proprio così: gli smart influencer sono persone comuni, proprio come noi, che si divertono (e guadagnano) condividendo con la propria cerchia di amici e follower su Facebook, Linkedin e Google+ contenuti brandizzati che parlano di un prodotto o di un servizio. Per fare lo smart influencer non serve avere chissà quanti amici sui social: ne bastano un migliaio. L’importante è che con gli amici l’influencer condivida passioni e interessi. In questo modo più contatti cliccheranno sui suoi post, e più l’influencer sarà remunerato dal brand.
Una via meno redditizia, forse, ma più spensierata e sicuramente più autentica di quella che devono intraprendere le aspiranti star del web. E che, di certo, non richiede alcuna maschera, sfoggio ed esibizione. Care neomamme 2.0, capita l’antifona?