Intervista al Prof. Angelo Di Gregorio, Ordinario di Management al Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca sull’approfondimento settimanale di Lombardia Speciale su “Innovazione, Lombardia regina delle start up”.
Molti dati confermano che la Lombardia è una terra favorevole alla nascita e alla crescita delle start up (italiane e straniere): dal suo osservatorio privilegiato ci conferma questa tendenza?
Sicuramente sì. Ci sono diversi motivi che spiegano questo vantaggio competitivo della Lombardia in tema di start up. Innanzitutto la Lombardia è la regione con il Pil maggiore in Italia, per cui è normale che ci sia una maggior cultura imprenditoriale diffusa nel territorio, che certamente contamina positivamente i giovani, che vedono nella nascita di nuove realtà imprenditoriali autonome migliori prospettive rispetto al lavoro dipendente.
Connesso a questo fattore più economico c’è anche un fattore sociale, che consiste in un minore appeal del lavoro subordinato, con i rischi sulla pensione futura, la complessità di certe carriere, certe forme di stage che non sempre sono realizzate secondo le modalità previste dal legislatore, i bassi salari: tutto questo spinge verso una autonoma imprenditorialità.
Vi è inoltre un fattore di tipo culturale da non sottovalutare, soprattutto per quanto riguarda Milano, perché in altre aree della regione – se vediamo i numeri – non si discostano molto dal resto del Paese. A Milano, invece, la presenza di Università di grande prestigio, dalla Statale alla Bicocca, dalla Cattolica allo Iulm, dal Politecnico alla Bocconi, da Medicina al San Raffaele per citarne solo alcune, favorisce indubbiamente la nascita di idee innovative da realizzare.
Milano in questi anni ha poi voluto dire Expo2015, decine di fiere internazionali con la logica molto importante del fuori salone, che hanno determinato un sostrato favorevole alla nascita di nuove imprese.
Un ultimo aspetto che mi sembra importante citare è quello legato alla finanza. Se Roma è la capitale d’Italia, certamente dal punto di vista economico e finanziario Milano è il cuore del Paese, in termini di venture capital, business angels, a strumenti finanziari e realtà che favoriscono quindi lo sviluppo di start up, soprattutto innovative.
Quali sono secondo lei gli ingredienti, la ricetta giusta per una start up che si affaccia sul mercato? Come le start up possono negli anni strutturarsi e diventare realtà di successo? E come le istituzioni possono sostenere la nascita e la crescita di nuove start up? Quali sono le misure e gli interventi realmente in grado di dare un valore aggiunto?
Credo che innanzitutto occorra marcare una differenza tra start up e start up innovative. In entrambi i casi l’elemento qualificante è la persona, con una differenza di fondo: nel caso delle start up può essere qualunque persona abbia un’idea che cerca di concretizzare in un modello di business di impresa, mentre per quanto riguarda le start up innovative è molto più probabile che il terreno fertile sia nell’ambito dei dottorati di ricerca, di studenti universitari, ragazzi giovani con un forte bagaglio culturale e conoscenza tecniche molto avanzate e specialistiche.
Le note dolenti vengono dopo, quando si tratta di trasformare questa idea in un’impresa, con tutto quello che ne consegue: attività commerciale, di marketing, amministrative e fiscali, logistica, mercati internazionali, tutta una serie di attività che avrebbero bisogno di una sorta di “tutoraggio”, di coaching, di supporto nella messa a punto del modello di business.
Le istituzioni come Regione Lombardia possono certamente dare un aiuto in questo senso, anche in raccordo con le Università, intervenendo con azioni di tutoraggio e coaching da un lato e, dall’altro, creando ambiente favorevoli, spazi dove i giovani imprenditori possano confrontarsi ed esser facilitati a reperire le risorse per portare avanti questo tipo di iniziative.
Quali settori vede particolarmente in espansione o in evoluzione e quindi più ricchi di opportunità per chi vuole intraprendere una nuova attività?
Personalmente sono convinto che il protagonista dell’innovazione è sempre la persona, con il suo “genio creativo”, con il suo desiderio di intraprendere e di realizzarsi nel mondo lavorativo. In questo senso l’innovazione può riguardare qualsiasi settore, non può essere confinata a specifici ambiti settoriali.
Poi è vero che guardando la nostra realtà italiana, sicuramente un settore oggi molto effervescente dal punto di vista innovativo è quello del gaming, che non è solo entertainment, ma interessa sempre di più le imprese come strumento di comunicazione. Altri ambiti fortemente innovativi sono il mondo dei servizi alle imprese, le App per i servizi alla persona, la logistica, i trasporti. Forse le maggiori opportunità di startup innovative si avranno con l’affermarsi delle smart city, di città dotate di infrastrutture in cui le informazioni circolano su una rete aperta.
Nel confronto con le più innovative e dinamiche realtà europee e internazionali come si colloca la Lombardia?
La Lombardia è assolutamente in linea con le realtà più innovative europee. Le differenze sono di contesto territoriale, ma non vedo grandi differenze. Probabilmente, soprattutto nel passato c’erano maggiori difficoltà a trasformare le start up in impresa, a causa di processi e funzioni più complessi da gestire. Come dicevo prima la nota dolente è nel passaggio dalla start up all’impresa vera e propria, perché da una parte non c’è grande conoscenza, managerialità da parte dei giovani aspiranti imprenditori e dall’altra si dovrebbe fare di più per ridurre queste difficoltà che loro incontrano. Forse la conoscenza delle lingue (e non solo dell’inglese) è ancora un gap rispetto ad altre realtà europee.
Il portale Open Data di Regione Lombardia è il secondo portale in Italia, dopo l’Istat, per ricchezza e quantità di dati messi a disposizione. Qual è secondo lei il valore aggiunto e quali le opportunità, per le imprese e le nuove startup, dello sviluppo e dell’accesso al patrimonio informativo pubblico?
L’informazione è fondamentale, soprattutto se pensiamo che in un prossimo futuro si affermeranno sempre di più Smart City in cui le informazioni saranno più accessibili e facili da trovare, perché inserite all’interno di un circuito dove tutte le singole applicazioni verticali, che siano il portale di Regione Lombardia o i servizi particolari, piuttosto che le colonnine elettriche delle auto, o anche informazioni di tipo ambientale, circoleranno in un framework unitario. La Smart City, che oggi può sembrare non così chiara e lontana, cambierà il nostro modo di vivere, sia nelle metropoli sia nelle città di medie dimensioni sia negli agglomerati più piccoli.
Esperienze come quelle di Istat o di Regione Lombardia, quindi, che mettono a disposizione una quantità notevole di dati sono perciò fondamentale, oltre che per una questione di trasparenza dell’attività amministrativa e politica, anche perché sono quelle base dati, quelle informazioni su cui nascono e si fanno partire le start up anche innovative.
Fonte : Lombardia Speciale