La tassa “Khums” dell’ISIS sui saccheggi archeologici

Gli esperti ci raccontano di un saccheggio sfrenato nei siti archeologici di Siria e Iraq nel conflitto dell’ISIS. Pare che l’ISIS lo abbia incoraggiato sistematicamente. Ora sta tassando questo commercio illegale secondo il principio islamico di Al-Khums, la parola araba per ‘un quinto’. Nel Corano, Allah ordina ai suoi seguaci di pagarlo un quinto di ciò che acquisiscono. Mentre gli sciiti interpretano questo come una decima annuale sui loro guadagni, la tradizione sunnita ritiene che si applichi solo al bottino di guerra. L’ISIS ha citato Al-Khums per obbligare la gente locale a pagare un quinto dei proventi del saccheggio, che sanzionano e supervisionano nel nord Iraq e in Siria, archeologicamente ricchi, dicono gli esperti, citando fonti locali.

Il guadagno da questa tassa di saccheggio è difficile da definire. Un rapporto del Guardian ha suggerito che il gruppo potrebbe aver raggiunto fino a 36 milioni di dollari USA dal saccheggio nella zona di al-Nabuk, a ovest di Damasco. Questa cifra sembra stravagante per molti esperti e non è stata verificata in dettaglio. Ma fonti locali dicono che l’ISIS sta dedicando risorse umane a supervisionare il saccheggio nei principali siti di scavo, cosa che non sarebbe conveniente a meno che non fornisse un reddito significativo.

Gli esperti dicono che questa ondata di scavi illeciti avrà un impatto a lungo termine non solo sulla nostra comprensione della storia umana, ma anche sulle finanze dell’ISIS e sulla capacità delle comunità locali di trovare un terreno comune dopo il conflitto. In una regione in cui ogni giorno si calpesta storia antica, la documentazione archeologica fornisce uno dei pochi collanti per aggregare società multietniche.

In un’intervista di Jason Felch, il Prof. Amr Al-Azm, archeologo della Shawnee State University, in contatto frequente con i siriani che monitorano la situazione sul campo, riferisce che tra i motivi che portano la gente al saccheggio vi è innanzitutto la consapevolezza che c’è ricchezza da trovare sotto terra. In tempi in cui si presenta un crollo della legge e dell’ordine e nessuna autorità, unitamente all’estrema povertà, le persone raggiungono la loro memoria collettiva e qualcuno ricorderà che i propri nonni hanno fatto altrettanto per sopravvivere in tempi difficili.

Inoltre, qualsiasi cosa abbia a che fare con il patrimonio culturale in Siria appartiene alla famiglia Assad, il cui regime dittatoriale prevedeva che lo Stato intervenisse sui ritrovamenti dei privati e se ne appropriasse. Pertanto, privare finalmente lui di un oggetto prezioso per rivenderlo, non viene visto poi così male.

Le fonti di Al-Azm raccontano che molte di queste refurtive finiscono per attraversare il confine turco. Alcuni commercianti internazionali, non turchi, avevano iniziato ad andare in Siria, ma è diventato troppo pericoloso per loro. Ora i commercianti non superano il confine turco. Solo i commercianti turchi arrivano in Siria per incontrare i locali. Comprano e ripartono. Uno dei principali centri per il commercio illecito è Tell Abiab, sul lato siriano, oltre il confine con Urfa. C’è anche molto contrabbando archeologico a Kilis. Da lì parte e non si sa dove vada.

Inoltre ci sono prove di alcuni saccheggi da parte di ricchi collezionisti privati. Ad esempio, a Palmira, che è sotto il controllo del regime, c’è una famosa tomba romana chiamata Tomba dei Fratelli. Riferiscono che la Tomba dei Tre Fratelli è stata saccheggiata e venduta. Il sospetto è che sia stata rubata su ordinazione di un collezionista.

Per arginare la situazione è stata una campagna per cercare di contattare le principali case d’asta e i mercanti d’arte per convincerli a non occuparsi di queste antichità. Ci sono stati discreti progressi su questo fronte. Molti attivisti locali sono là fuori con le loro macchine fotografiche per documentare la situazione. Uno dei problemi principali è quello di rivelare le fonti, perché stanno lavorando in condizioni molto pericolose. Quindi, per ora, molte delle informazioni raccolte non possono essere condivise.

Cosa può essere condiviso invece è un’intrigante lettura per chi ama gialli e polizieschi, fiction ambientata nei sobborghi di Londra, in cui un ex poliziotto viene coinvolto in una truffa per vendere antichità di contrabbando dalla Siria, dell’autore inglese Keith Dixon:

I thriller di Paul Storey

Buona lettura!

Traduzione parziale di Andrea Piancastelli. Fonte: Chasing Aphrodite