S I M P S I
SOCIETA’ ITALIANA
MEDICI PSICOPATOLOGI
E PSICOTERAPEUTI
SEDE NAZIONALE
16121 Genova – Via A.M. Maragliano, 8/5
Tel/Fax 010/580903 Internet: www.istpsico.it
e-mail: giacomin@libero.it
A M P S I
ASSOCIAZIONE MEDICA
PER LA PSICOPATOLOGI A
E LA PSICOTERAPIA
SEDE NAZIONALE
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COMUNICATO STAMPA
La SIMPSI e l’AMPSI nel XXX° Anniversario della loro fondazione
A tutti i Soci SIMPSI e AMPSI
A tutti i Colleghi
e p.c. Ai Presidenti
degli Ordini dei Medici
al Presidente FNOMCEO
Genova, 30 Dicembre 2014
Caro Collega,
con il prossimo biennio 2015-2016 le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI celebreranno il XXX° Anniversario della loro fondazione.
Oggi più che mai, di fronte al devastante processo di degrado che, a tutti i livelli istituzionali
(accademico, scientifico, didattico, clinico, assistenziale, ordinistico, ecc,) attraversa le nostre discipline della psicopatologia, della psicoterapia e della psichiatria, ci è possibile verificare quanto fosse alle sue origini giustificata la nostra decisione di dar vita ad un movimento associativo che, nonostante le avverse circostanze imperanti, si assumesse il compito irrinunciabile di tutelare e di rivendicare i valori etici e culturali della nostra professione.
Sin dai primi tempi della loro costituzione, le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI, anche con la collaborazione scientifica e didattica dell’Istituto CESAD per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica – Centro Studi per l’Analisi Dialettica, hanno condotto un’attiva ed organica campagna culturale e deontologica per la tutela della nostra professione e dei suoi fondamenti scientifici, clinici e didattici.
In particolare, nel quadro del dibattito relativo all’ordinamento giuridico della psicoterapia professionale e della professione di psicoterapeuta, le nostre Associazioni erano attivamente intervenute con un organico progetto di legge, elaborato dai propri Centri di Studi e di Ricerche, ed adottato dalla FNOMCEO con delibera del 21- 10- 1988.
Successivamente, in occasione dei nefasti eventi che hanno portato all’approvazione della legge 56/89 per la regolamentazione delle attività psicoterapeutiche, SIMPSI ed AMPSI hanno denunciato la grave violazione della nostra deontologia professionale, oltre che dei diritti dei cittadini alla tutela della propria salute psicofisica, dal momento che, nonostante le prescrizioni presenti nella stessa suddetta legge 56/89 (Art.3, c.2), la costituzione e la direzione di istituzioni pubbliche e private per l’assistenza psicoterapeutica veniva illegittimamente consentita, per interessi puramente commerciali, avallati anche dalle autorità accademiche, a figure professionali e pseudoprofessionali prive delle necessarie competenze di diagnosi psicopatologica differenziale, indispensabili per un corretto esercizio della psicoterapia e della psichiatria.
Questa battaglia deontologica e culturale, condotta malgrado la scriteriata opposizione delle autorità accademiche, otteneva la sua legittimazione da parte della FNOMCEO e degli Ordini dei Medici di tutta Italia, i cui Presidenti, nel corso del triennio 1992-1994, sottoscrivevano il testo del Manifesto SIMPSI per la tutela della Salute Pubblica e delle qualifiche professionali della Medicina.
Inoltre, negli stessi anni, il Centro Studi CESAD del nostro Istituto per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Siatematica elaborava il modello di un Corso quinquennale per la formazione dello Psicoterapeuta Professionale, che otteneva il riconoscimento ed il patrocinio della FNOMCEO.
A seguito di tale riconoscimento, Corsi Culturali e Corsi Professionali corrispondenti a tale modello scientifico-didattico sono stati tenuti continuativamente, dalle nostre Associazioni, per 11 anni (dall’Anno Accademico 1984-85 sino all’Anno 1994-95), in molte città d’Italia (Milano, Genova, Padova, Verona, Vicenza, e altre), allo scopo prioritario di garantire una formazione psicopatologica del Medico, generico e specialista, secondo criteri clinici fondati sulla diagnosi psicopatologica differenziale, imprescindibili per qualsiasi attività di livello professionale nel campo della psicoterapia e della psichiatria.
A tale riguardo, occorrerà sempre ricordare come in occasione del XXXVI° Congresso della SIP – Società Italiana di Psichiatria – tenutosi a Milano nel 1985, le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI avessero proposto che nei piani didattici della facoltà di Medicina venisse inserito un organico programma di formazione nelle discipline psicopatologiche e psicoterapeutiche secondo i canoni della psicopatologia classica (quali sono stati definiti da Autori come Karl Jaspers e Kurt Schneider), soprattutto in relazione ai fondamentali compiti di diagnostica psicopatologica differenziale che il medico è chiamato a svolgere nella sua pratica professionale.
In contrasto con le nostre proposte, le autorità accademiche, sotto gli auspici delle aziende farmaceutiche, hanno viceversa adottato impudentemente sia nella ricerca scientifica, come nella pratica clinica, il manuale statistico DSM, strumento pseudodiagnostico “ateoretico” privo di qualsiasi giustificazione epistemologica, in funzione del quale la psicopatologia dovrebbe ridursi ad una sorta di semeiotica operazionistica al servizio di una concezione puramente comportamentistica e neurologistica del disturbo mentale.
Con l’introduzione di un simile riduzionismo operazionistico nella clinica e nella ricerca scientifica, le autorità accademiche hanno così radicalmente abolito la fondamentale distinzione epistemologica, tipica della psicopatologia classica, tra la metodologia della spiegazione (Erklaeren) e la metodologia della comprensione (Verstehen), rendendo impossibile ogni differenziazione diagnostica tra psicosi e personalità psicopatiche, a tutto vantaggio di una ricettazione psicofarmacologica indiscriminata, patrocinata dalle aziende farmaceutiche.
Questa aberrante adulterazione della nosografia psicopatologica è stata resa possibile anche attraverso l’accreditamento di pubblicazioni pseudoscientifiche confezionate dagli uffici di propaganda delle aziende farmaceutiche e firmate, dietro adeguati compensi, da cattedratici universitari di notorietà internazionale.
Allo stesso modo sono stati adulterati, ormai da molti decenni, tutti i concorsi a cattedra per le nostre discipline, nei quali sono stati ostracizzati sistematicamente quegli studiosi che non fossero allineati con il riduzionismo operazionistico del manuale DSM, considerato ufficialmente come una sorta di termine di paragone imprescindibile per la qualificazione “scientifica” di qualsiasi ricerca psicopatologica.
L’esito fallimentare dei programmi perseguiti, per le nostre discipline, dai potentati universitari, non solo è stato a più riprese analizzato e documentato dai nostri lavori di ricerca scientifica (si veda, al riguardo, tra le nostre ultime pubblicazioni, l’opera “Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico”, edizioni ETS), ma è stato esplicitamente riconosciuto, da questi stessi potentati, in occasione del Congresso SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia) dell’anno 2012, sia sotto il profilo didattico, in relazione alla formazione psicopatologica del Medico, sia sotto il profilo della diagnostica clinica e della ricerca scientifica.
Si legge, al riguardo, nel testo di presentazione del suddetto Congresso SOPSI 2012:
“Tra gli psichiatri italiani… si sta facendo strada la voglia di conoscere la psicopatologia. Una voglia che esprime… il bisogno di riaffermare la propria professionalità, affrancandola da una pratica quotidiana sempre più piatta e demotivante, il cui vocabolario professionale si è ridotto ad una decina di parole.
Questa “voglia di psicopatologia” è oggi sempre più condivisa anche dai ricercatori. La proposta di criteri diagnostici operativi [cioè operazionistici – ndr] per i vari disturbi mentali era nata, 40 anni fa, dalla convinzione che la ricerca basata sull’uso di quei criteri ci avrebbe avvicinato all’identificazione dei fondamenti etiopatogenetici dei singoli disturbi. Oggi appare sempre più chiaro che quel progetto è fallito…
Solo riscoprendo l’insegnamento della psicopatologia si può trasmettere ai giovani la complessità e la ricchezza delle espressioni della patologia mentale, l’arte della diagnosi differenziale e la capacità di distinguere i disturbi mentali dal mero disagio esistenziale…”
Al di là di una simile autocritica di facciata, nulla peraltro è stato fatto, a tutt’oggi, da parte dei potentati universitari, per affrontare seriamente uno stato di crisi che, come è stato sin dagli inizi dimostrato da parte delle nostre Associazioni, nasce da un sostanziale analfabetismo epistemologico largamente diffuso proprio nell’ambito di quelle istituzioni accademiche che dovrebbero presiedere alla didattica ed alla ricerca scientifica in psicopatologia, in psicoterapia ed in psichiatria.
In effetti, nonostante gli appelli delle nostre Associazioni e dell’Istituto CESAD, anche in occasione del 1° Centenario della pubblicazione dell’opera fondamentale di K.Jaspers “Psicopatologia Generale”, per un ritorno alla psicopatologia classica ed ai suoi valori scientifici, etici e professionali, non è stato dato di individuare, nei programmi dei potentati accademici, alcun significativo mutamento, nè alcuna intenzione di aprirsi ad un reale dibattito critico che porti ad un confronto costruttivo per il superamento della drammatica condizione di degrado in cui versano attualmente le nostre discipline e la nostra professione.
A tale riguardo, è significativo verificare come, mentre ignoravano del tutto una tale fondamentale ricorrenza, le nostre autorità accademiche salutavano deferenti l’ultima edizione del manuale operazionistico DSM, la cui natura truffaldina veniva denunciata, in contemporanea, proprio da Allen Frances, coordinatore della precedente edizione DSM IV.
Da parte nostra, nella stessa circostanza, abbiamo trasmesso, attraverso Internet, la prima integrale analisi critica, a cura dell’Istituto CESAD, sia della “Psicopatologia Generale” di Karl Jaspers, sia della “Psicopatologia Clinica” di Kurt Schneider, augurandoci che possa essere oggetto della più ampia discussione da parte di tutti i Colleghi interessati alla soluzione dei gravi problemi in cui si dibatte la nostra professione.
Nella fiducia che, malgrado le non lievi avversità, il nostro lavoro non sia stato vano e possa contribuire, in un prossimo futuro, al progresso delle nostre conoscenze scientifiche e delle nostre attività professionali, Ti invio i più cordiali auguri di un felice Anno Nuovo.
Il Presidente SIMPSI e AMPSI
( G.Giacomo Giacomini )