Dicembre 20, 2024

Il lavoro domestico concorre agli equilibri di finanza pubblica con un rilevante ammontare di imposte. Su 859.000 lavoratori domestici regolari nel 2018 si stima che i contributi assistenziali e previdenziali che le famiglie datori di lavoro domestico hanno versato nelle casse dello Stato nel medesimo anno siano pari a 976 milioni di euro.

A questi si aggiungono altre imposte, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e le addizionali locali, stimabili grazie alla classe di reddito dichiarata nella banca dati INPS per una cifra pari a 462 milioni di euro.

Bisogna, tuttavia, ricordare che in Italia i dipendenti che dichiarano redditi inferiori a 8.000 euro sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi e, di conseguenza, non versano IRPEF ed addizionali locali.

In questa categoria rientra, sempre in base ai dati INPS, il 62 per cento dei lavoratori domestici, motivo per cui il gettito finale di questa categoria risulta piuttosto modesto.

LAVORATORI IRREGOLARI

Al valore delle imposte che lo Stato riceve si aggiungono quelle «mancanti» dei lavoratori irregolari (1,2 milioni), stimate ipotizzando che i redditi degli irregolari si distribuiscano come quelli dei lavoratori regolari.

In questo caso dovremmo aggiungere 1,4 miliardi di euro di contributi assistenziali e previdenziali mancanti e 645 milioni di euro di IRPEF e addizionali locali, per un totale di circa 2 miliardi di euro di entrate per le casse dello Stato.

Poiché il motivo principale che induce le famiglie a preferire il lavoro «informale» è il costo degli oneri, rendere conveniente, in termini normativi e fiscali, la regolarizzazione dei rapporti di lavoro diventa un presupposto fondamentale.

Questo al fine di consentire allo Stato di recuperare le tasse evase e per aiutare le famiglie ad essere nella legalità.

AIUTI FISCALI

Attualmente le famiglie datori di lavoro domestico possono contare solo su due tipi di aiuti fiscali in Italia:

  1. la detrazione
  2. la deduzione.

La detrazione riguarda solo soggetti non autosufficienti e consente — per chi ha un reddito non superiore a 40.000 euro — una detrazione del 19 per cento di un importo non superiore a 2.100 euro per l’assistenza ad anziani non autosufficienti. Mentre tutti possono dedurre dal proprio reddito l’importo dei contributi pagati per colf o badanti entro il limite di 1.549,37 euro.

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