Molti internauti si sono scandalizzati , perché , una attivista dei diritti umani ed in particolare dell'”Istanza Saharawi contro l’occupazione marocchina” (ISACOM). In particolare ha scandalizzato , i navigatori un post in cui la Signora Sultana Khaya appariva in tuta mimetica
Soprattutto vi è stata l’ indignazione in merito a dalle foto della Signora interessata, mentre tutta sorride imbracciava un’arma da guerra e in uniforme militare.
Fonti attendibili hanno riferito alla stampa che la Relatrice Speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha assicurato alla sua squadra che la Signora Sultana non rientra più nel suo mandato.
Difronte alla indignazione generale la relatrice dell’Onu, ha deciso di sottrarre al suo mandato alla Signor Sultana . il caso di questa immagine non è da poco.
Rappresenta anche un errore di comunicazione tremendo .
Tale vicenda è ancora più vera e drammatica alla luce del fatto che , anche in Italia circolano “rappresentanti” del Polisario o del popolo Sahrawi, che nelle diverse occasioni spesso presentano una versione non completa della vicenda.
Troppo spesso anche gli Enti locali italiani, in buona fede, e con le migliori intenzioni aprono i propri spazi a persone ed ad argomenti sui quali sarebbe opportuno una maggiore riflessione .
Inoltre, la Relatrice Speciale ha rimediato ieri rimuovendo la sua foto da un post su Twitter in omaggio alle donne attiviste, in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna.
Non entriamo nel merito, perché non spetta a noi giudicare. Ma sicuramente , in questo momento storico dove le armi purtroppo sparano d’avvero farsi ritrarre con armi non è molto simpatico . Chi difende i diritti umani dovrebbe evitare , almeno per rispetto verso le vittime di fare sfoggio di armi. La pace la si costruisce anche con le immagini , il dialogo lo si alimenta con una buona comunicazione senza lasciarsi trascinare dalla foga dei social network . Oggi , a differenza di ieri , una foto può essere vista da milioni di persone ed urtare anche la sensibilità di un popolo o di un individuo
Marco Baratto