Bruxelles fa proclami di rinuncia alle fonti energetiche russe, che seguono ai proclami di transizione ecologica e di abbandono dei combustibili fossili, ma la realtà è che i Paesi europei continuano a comprare gas dalla Russia in vista del prossimo inverno. E accettano le condizioni richieste da Gazprom, il colosso energetico russo: aprire conti in rubli presso la sua banca Gazprombank (stranamente non sanzionata dalla UE, a differenza di Sberbank), anche se non è del tutto chiaro il meccanismo di pagamento. I bonifici verranno fatti in euro o in dollari, e poi la somma verrà convertita in rubli entro la stessa Gazprombank oppure tramite altri istituti europei: lo schema, quale che sia, sembra poter fornire agli acquirenti UE la scappatoia legale per evitare di violare il regime sanzionatorio anti-russo. E da Bruxelles non giungono istruzioni precise, così che in definitiva ogni Stato membro sceglie quale linea seguire. Per la stragrande maggioranza la linea è: screditare verbalmente la Russia e comprare il suo gas e il suo petrolio, perché altrimenti lo stoccaggio non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno. Con alcune differenze concrete, hanno aperto il conto in rubli le compagnie energetiche di Austria, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, la Slovenia con Geoplin e anche l’Italia con ENI. Polonia e Bulgaria, invece, si sono rifiutate e le forniture sono state conseguentemente tagliate il 27 aprile; pure la Finlandia ha detto no e i rubinetti le sono stati chiusi il 21 maggio. Ora tocca ai governi europei provare a diversificare le fonti di approvvigionamento, se davvero intendono slegarsi dalla cosiddetta dipendenza dalla Russia. FONTE: https://strumentipolitici.it/la-slovenia-continua-a-comprare-regolarmente-il-gas-dalla-russia/