Un Appello alla Categoria Medica
ed alle sue Istituzioni Ordinistiche
contro il degrado delle Discipline Psicopatologiche e Psichiatriche
in conseguenza della loro subordinazione al Manuale operazionistico DSM
Al Presidente FNOMCEO
Ai Presidenti degli Ordini dei Medici
A tutti i Soci SIMPSI e AMPSI
A tutti i Colleghi
Caro Collega,
nel corso degli ultimi decenni, le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI hanno a più riprese denunciato il progressivo degrado delle nostre discipline psicopatologiche, psicoterapeutiche e psichiatriche, perseguito dalla psichiatria accademica e delle Associazioni ad essa collegate (quali SOPSI e SIP) in funzione dell’introduzione sia nella ricerca, come nella clinica e nella prassi psicoterapeutica, di metodologie spurie, ispirate all’ideologia dell’operazionismo radicale. Tali metodologie hanno portato ad una dissoluzione della psicopatologia classica e dei suoi valori scientifici, etici e professionali.
In particolare, sul piano metodologico, tramite l’impiego sistematico della Tavola Epistemologica Universale, abbiamo potuto dimostrare come tale degenerazione operazionistica delle nostre discipline abbia potuto compiersi in conseguenza di un monopolistico accreditamento accademico del cosiddetto manuale statistico DSM (giunto ormai alla sua quinta edizione) e del suo programma dichiaratamente “ateoretico”, in funzione del quale sono stati ripudiati i criteri e i contributi irrinunciabili della psicopatologia classica, fra i quali, in primo luogo, la fondamentale distinzione tra la metodologia naturalistica della spiegazione (Erklaeren) e quella, psicologistica, della comprensione (Verstehen), indispensabile per la definizione di una coerente nosografia psichiatrica e di un’ autentica diagnostica psicopatologica differenziale.
Da ultimo, l’arbitraria imposizione del pensiero unico di ispirazione operazionistica radicale, assunto, quale esclusiva metodica ufficialmente accettata per la ricerca scientifica, ha trovato il suo coronamento con l’introduzione aberrante dei cosiddetti criteri “impact factor” per la valutazione della produzione “scientifica” in sede concorsuale, così da escludere a priori, dalla ricerca e dalla didattica universitarie, qualsiasi altra forma di pensiero scientifico che non si conformi, senza eccezioni, ai canoni operazionistici del manuale DSM.
Poichè, tuttavia, ormai da diversi decenni, grazie all’analisi critica condotta sistematicamente con l’ausilio della Tavola Epistemologica Universale, è stato possibile dimostrare l’incompatibilità tra le problematiche di ordine psicologico o psicopatologico e le metodiche “ateoretiche” dell’operazionismo radicale, sarà indispensabile ed urgente verificare se in simili arbitrarie misure concorsuali non siano da ravvisarsi non soltanto grossolane mistificazioni del metodo scientifico, ma anche gravi violazioni dei diritti del ricercatore alla scelta ragionata e all’impiego sistematico di quelle metodiche che siano state riconosciute più conformi alle specifiche problematiche inerenti al campo di indagine prescelto.
In effetti, abbiamo più volte segnalato come in occasione del Congresso SOPSI ( Società Italiana di Psicopatologia) dell’ anno 2012 ( e quindi solo un anno dopo la pubblicazione, da parte dell’Istituto CESAD, dell’opera “Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico – Con riferimenti alla Tavola Epistemologica Universale ” , Pisa, 2011), nella stesso testo di presentazione
del suddetto Congresso, l’esito fallimentare dei programmi scientifici e didattici a tutt’oggi perseguiti, per le nostre discipline, da parte dei potentati universitari, venga denunciato in questi termini:
“Tra gli psichiatri italiani… si sta facendo strada la voglia di conoscere la psicopatologia. Una voglia che esprime… il bisogno di riaffermare la propria professionalità, affrancandola da una pratica quotidiana sempre più piatta e demotivante, il cui vocabolario professionale si è ridotto ad una decina di parole.
Questa “voglia di psicopatologia” è oggi sempre più condivisa anche dai ricercatori. La proposta di criteri diagnostici operativi [cioè operazionistici – ndr] per i vari disturbi mentali era nata, 40 anni fa, dalla convinzione che la ricerca basata sull’uso di quei criteri ci avrebbe avvicinato all’identificazione dei fondamenti etiopatogenetici dei singoli disturbi. Oggi appare sempre più chiaro che quel progetto è fallito…
Solo riscoprendo l’insegnamento della psicopatologia si può trasmettere ai giovani la complessità e la ricchezza delle espressioni della patologia mentale, l’arte della diagnosi differenziale e la capacità di distinguere i disturbi mentali dal mero disagio esistenziale…” (V. All.A e B).
In realtà, la psichiatria accademica dei nostri giorni non intende prendere atto che alla base del suo totale fallimento sta il suo sostanziale ripudio della fondamentale distinzione epistemologica, in psicopatologia, tra il metodo della spiegazione – Erklaeren (di ordine naturalistico) ed il metodo della comprensione – Verstehen (di ordine personologico); distinzione dalla quale dipende, in primo luogo, la possibilità di pervenire, in psichiatria, ad un’autentica diagnosi psicopatologica differenziale tra psicosi (o malattia mentale) e psicopatia (ossia personalità abnorme o psicopatica) e, in secondo luogo, la possibilità di giustificare un’autonomia metodologica per la conoscenza delle problematiche personologiche e del loro trattamento psicoterapeutico.
E’ accaduto, in tal modo, che il totale, programmatico misconoscimento, da parte della psichiatria accademica, della diagnostica psicopatologica differenziale, codificato dall’applicazione indiscriminata e acritica del cosiddetto Manuale statistico DSM, ha portato sia, da un lato, al più caotico e sfrenato proliferare di pseudodiagnosi spazzatura (quali “distimia”, “patologia borderline”, “spettro schizofrenico”, ADHD, ecc.), prive di qualsiasi fondamento scientifico e clinico, sia, dall’altro lato, al più completo travisamento della problematica della personalità e delle personalità psicopatiche.
L’urgente necessità di stabilire, in psicopatologia, sia una ben distinta differenzia-zione dialettica tra il metodo naturalistico della spiegazione (Erklaeren) e il metodo personologico (dialettico) della comprensione (Verstehen), così come, in particolare, di riconoscere il metodo dialettico attualistico come l’unico fondamento epistemologico per la costituzione di un’autentica teoria della personalità, – ripetutamente sottolineata dalla ricerca del nostro Istituto CESAD – è stata sistematicamente ignorata dai potentati accademici, che tuttora persistono nell’intento riduzionistico, tipico dell’operazionismo radicale, di risolvere l’intera psicopatologia nei limiti di una semplice semeiotica neurologistica, estranea, in realtà, a qualsiasi autentica problematica personologica.
In tal modo, si vorrebbe ricondurre ad un unico fondamento neurologistico (di competenza esclusiva ed onnicomprensiva delle neuroscienze) ogni tipo di comportamento umano, che dovrebbe essere controllato e trattato esclusivamente secondo metodiche neurofarmacologiche, conformemente a quanto auspicato dalle aziende multinazionali farmaceutiche e petrolchimiche.
Per tali ragioni, le nostre Associazioni dovranno sempre più impegnarsi, per il prossimo futuro, contro le politiche della mistificazione e del silenzio con le quali vengono sistematicamente emarginati e ignorati quei contributi scientifici che non corrispondano ai criteri del pensiero unico operazionistico e che si ispirino ai valori scientifici, etici e professionali della psicopatologia classica, secondo le varie modalità espresse nel corso del suo sviluppo storico.
Anche se lo strapotere del cartello psicofarmacologico mondiale e del Manuale
operazionistico DSM ad esso collegato può far sembrare illusoria la nostra aspirazione al riscatto di un’autonomia etica e scientifica delle nostre discipline e della nostra professione, tuttavia è anche vero che non è pensabile che possa protrarsi all’infinito il perseguimento dell’attuale programma di disfacimento delle nostre discipline e della nostra cultura, ad esclusivo vantaggio di interessi particolaristici, fondati sulla logica del profitto economicistico.
Il Presidente SIMPSI e AMPSI
(G.Giacomo Giacomini)