Dicembre 20, 2024

Tutto è partito da una segnalazione da parte di una badante di Schio alla guardia di Finanza. Dopo aver firmato il contratto per prestare servizio in una famiglia della zona, la donna aveva dovuto versare 600 euro in contanti, metà al momento della firma del contratto di lavoro, altri 300 euro quando aveva ricevuto il primo stipendio. Partendo da quell’episodio, le Fiamme Gialle sono risalite all’agenzia che aveva effettuato l’assunzione e che avrebbe dovuto poi effettuare i pagamenti, non solo dello stipendio, ma anche dei contributi. Sono così state scoperte una ventina di cooperative che stavano alle spalle delle agenzie e che risultavano le vere intestatarie dei contratti. Le cooperative, attraverso la creazione di un ampio giro di fatture false e spese inesistenti, presentavano dichiarazioni con compensazione di rimborsi Iva non dovuti. Così non pagavano le tasse e abbattevano il costo del lavoro. Anche per questo le tariffe proposte erano più basse di quelle praticate da altri concorrenti. Il danno non ha colpito solo lo Stato, ma anche i lavoratori per i quali si aprirà ora un contenzioso con l’Inps.

Sotto inchiesta sono finite una ventina di persone, oltre a un imprenditore romano e due professionisti.

Il Comando provinciale della Finanza di Vicenza, con il coordinamento della Procura di Roma, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino a 39 milioni di euro, che ha riguardato 19 società e una ventina di persone fisiche indagate per frode fiscalefalse fatturazioni e false dichiarazioni. Le indagini sono state condotte dalla Compagnia di Schio, diretta dal capitano Stefano Rizzello, dopo la denuncia della prima badante che riteneva di essere stata vittima di un’estorsione da parte di un’agenzia di Padova. Quel fascicolo, poi finito a Roma per competenza, è stato archiviato, ma ha permesso di ricostruire la frode.

Le badanti erano formalmente inquadrate in società cooperative, con sede legale a Roma e operativa

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